Glossario

Definizioni, sigle e tutto quello che può aiutare a spiegare il mondo dell’edilizia e delle costruzioni.

A   •   B   •     •   D   •   E   •   F   •     •   H   •   I   •   J   •   K   •   L   •   M   •   N   •   O   •   P   •   Q   •   R   •   S   •   T   •   U   •   V   •   W   •   X   •   Y   •   Z

ALVEOLATER®

Alveolater® è un marchio che identifica un sistema di elementi in laterizio alveolato, suddiviso in funzione della percentuale di foratura e quindi del campo di impiego dei blocchi.

Il Consorzio Alveolater®, attivo dal 1986, è un’associazione che raggruppa qualificati produttori italiani di laterizi ad alte prestazioni, dislocati su tutto il territorio nazionale. Il Consorzio Alveolater® ha la proprietà dei marchi Alveolater® e Perlater® e delle tecnologie produttive di questi laterizi.

ANTICRACK®

Nuova tecnologia Saint-Gobain per il rinforzo dei materiali da costruzione mediante l’utilizzo di filati di vetro, che migliorano le proprietà fisiche e meccaniche delle materie plastiche, aumentandone la flessibilità, la resistenza a trazione e la lavorabilità. Le fibre di vetro, frutto di innovativi processi di trasformazione, sono sicure per i lavoratori, perchè sono stati eliminati i rischi di rottura dei filamenti e le eventuali fuoriuscite di elementi volatili dannosi per la salute dell’uomo.

AUTOLIVELLANTE

Identifica un prodotto che ha la capacità di auto-adagiarsi su un piano orizzontale, realizzando superfici perfettamente planari per l’applicazione successiva di pavimenti in ceramica. La scelta di sottofondi e piastrelle va fatta in funzione della destinazione finale ed è facilitata dalla classificazione UPEC, che distingue in lettere e numeri le caratteristiche prestazionali dei singoli prodotti impiegati nelle costruzioni:

U = Usura al movimento (usura del traffico pedonale e resistenza del pavimento)

P = Resistenza al punzonamento sotto carico (grado di improntabilità di sedie, mobili o ruote)

E = Comportamento all’acqua

C = Resistenza agli agenti chimici

Più alto è il numero che accompagna la lettera e più elevata è la prestazione del materiale. Ad esempio, per quanto riguarda gli autolivellanti, la classe P2 identifica un prodotto con resistenza adeguata per abitazioni private e locali sottoposti a traffico limitato; la classe P3, invece, un prodotto per locali destinati ad uso collettivo pubblici e commerciali sottoposti a forte traffico.

BAGNATURA A RIFIUTO

Supporti porosi come il laterizio, termolaterizio, calcestruzzo cellulare espanso, mattoni pieni e particolari tipi di pietra devono essere bagnati con acqua fino a completa saturazione prima della posa del prodotto, per evitare che si verifichi una brusca perdita d’acqua nelle malte di allettamento (fenomeno della “bruciatura“). Il mattone anidro sottrae all’impasto l’acqua necessaria alla sua presa idraulica, pregiudicandone le prestazioni meccaniche. Il fenomeno è tanto più evidente in relazione alle porosità del mattone, al suo assorbimento e all’umidità relativa.

I mattoni a pasta molle, in particolare, devono essere bagnati per immersione prima dell’impiego fino a quando non fuoriescono più bollicine d’aria. In seguito vanno accatastati e lasciati sgocciolare per almeno 15 minuti, in modo tale che non si formi un velo d’acqua tra mattone e malta che potrebbe determinare la perdita di adesione fra le superfici.

BARRIERA VAPORE

È uno strato di materiale impermeabile ai liquidi che ha la funzione di proteggere l’isolante termico dall’eventuale infiltrazione di vapore acqueo proveniente dagli ambienti interni.

L’accumulo di condensa in isolanti termici a cellule chiuse, come il polistirene estruso, potrebbe causare la diminuzione di potere isolante; per ovviare a questo problema, si utilizza una guaina di protezione che impedisce al vapore di migrare e di accumularsi nell’isolante. La resistenza alla diffusione del vapore acqueo viene espressa con il valore sD (in metri) o in WDD (gr/mq 24 h): una barriera vapore ha in genere un WDD <1, cioè lascia passare meno di 1 grammo di vapore in 24 ore per mq di superficie.

Le ultime disposizioni normative in materia termoigrometrica sconsigliano caldamente l’utilizzo di guaine impermeabilizzanti, preferendo l’utilizzo di leggeri freni al vapore, che permettono di regolare l’umidità in modo meno drastico.

BIOCOMPATIBILITA’

La biocompatibilità è un parametro che indica la pericolosità di una sostanza per l’organismo umano e per l’ambiente. Un prodotto può essere definito biocompatibile o ecocompatibile quando:

  1. le sue proprietà risultano non nocive per la salute dell’uomo e per l’ambiente
  2. quando viene realizzato con materie prime naturali non inquinanti e non pericolose
  3. quando il processo di trasformazione avviene mediante cicli produttivi in analogia ai cicli produttivi esistenti in natura
  4. quando l’intero ciclo di vita, dall’approvvigionamento delle materie prime allo smaltimento, ha un bassissimo impatto ambientale.

CALCE

La calce è un legante minerale ottenuto per cottura della pietra calcarea, una roccia sedimentaria ricca di carbonato di calcio (CaCO3). Il materiale viene cotto in appositi forni alla temperatura di 800-1200° per molte ore. Durante il lento processo di cottura avviene una prima reazione chimica che porta alla liberazione di anidride carbonica e alla produzione dell’ossido di calce (CaO), o calce viva, un prodotto poroso altamente igroscopico: CaCO3 -> CaO + CO
Un secondo processo chimico, definito spegnimento, porta alla formazione della calce vera e propria, o calce spenta: la calce viva viene immersa in acqua, dove si innesca una reazione di idratazione che sprigiona una grande quantità di calore e produce un grassello bianco e omogeneo (idrossido di calcio Ca(OH)2). CaO + H2O -> Ca(OH)2
Dalla calce idrata si può ottenere un prodotto di maggiore purezza, la calce idrata fiore, un prodotto particolarmente fine che permette di realizzare malte dalla facile lavorabilità, uniformi e con una notevole plasticità.
La calce si distingue in: 1) calce aerea, in grado di fare presa ed indurire a contatto con l’aria. 2) calce idraulica, che può indurire anche sott’acqua, grazie anche alla presenza di silicati reattivi che conferiscono proprietà idrauliche.

CALCE AEREA

È un legante minerale ottenuto dalla cottura della pietra calcarea, in grado di indurire a contatto con aria. La presa della calce aerea inizia con la fuoriuscita dell’acqua d’impasto e la successiva essiccazione; a contatto con l’anidride carbonica presente nell’atmosfera, si innesca una lenta e complessa trasformazione chimica, detta carbonatazione, che trasforma di nuovo la calce in calcare, il composto originario dal quale è stata prodotta. La calce aerea viene generalmente utilizzata per le malte da intonaco, pure o miscelate al cemento.

CALCE IDRAULICA

È un legante minerale che si ottiene dalla cottura ad alte temperature, circa 1100°C, di una miscela di calcare e argilla (presente in quantità à variabile, in genere fino al 20%). La calce idraulica ha la capacità di fare presa e indurire anche in presenza di acqua, grazie alla formazione, durante la reazione di idratazione, di silice ed allumina risultati dalla dissociazione per cottura dell’argilla. La prima fase della trasformazione chimica (attorno ai 900°C) porta alla decomposizione dell’argilla e del calcare (CaCO3) in calce viva (CaO) e anidride carbonica; successivamente la calce viva subisce un processo di idratazione (spegnimento), analogo alla calce aerea, per ottenere la calce spenta. La calce idraulica può essere naturale, ottenuta da una marna di calcare e argilla cotta a 900°C circa, o artificiale, ottenuta partendo da miscele artificiali di calce spenta con l’aggiunta di sabbie vulcaniche come la pozzolana, il cocciopesto o scorie d’altoforno per migliorare le caratteristiche meccaniche del prodotto. La calce idraulica mantiene i vantaggi della calce aerea (lavorabilità e traspirabilità), con in più una migliore resistenza meccanica e una maggiore durabilità nel tempo.

Le calci idrauliche, in base alla norma UNI EN 459-1, si distinguono in:

1) CALCI IDRAULICHE (HL) 

2) CALCI IDRAULICHE NATURALI (NHL) 

3) CALCI IDRAULICHE NATURALI CON MATERIALI AGGIUNTI (NHL-Z), che possono contenere materiali pozzolanici o idraulici fino al 20% in massa.

Le calci NHL vengono suddivise in tre classi secondo le resistenze a compressione dopo 28 di maturazione (UNI EN 459-2):

1) NHL 2   (debolmente idraulica), se la resistenza a compressione caratteristica è superiore a 2 MPa (Rck > 2 MPa)

2) NHL 3.5 (mediamente idraulica), se Rck > 3.5 Mpa;

3) NHL 5   (propriamente idraulica), se Rck > 5 Mpa.

WEBERCALCE è una linea completa di intonaci, finiture e pitture alla calce idraulica naturale NHL prodotta da Saint-Gobain Weber per tutte le esigenze di restauro architettonico e di protezione delle facciate con prodotti minerali traspiranti.

CALCESTRUZZO

È una miscela di cemento, acqua, inerti (sabbia o ghiaia di varie pezzature) con l’aggiunta di eventuali additivi (fluidificanti per migliorare migliore lavorabilità, acceleranti/ritardanti per ridurre/aumentare il tempo di presa, aeranti per aumentare la resistenza al gelo), componenti presenti in percentuali variabili a seconda del campo di impiego del calcestruzzo.

I calcestruzzi vengono classificati in 3 categorie, a seconda del rapporto acqua/cemento e della loro resistenza caratteristica cubica Rck: 1) CALCESTRUZZO A RESISTENZA NORMALE (NR), caratterizzato in generale da un rapporto acqua/cemento > 0,45 e con resistenza <55 N/mm2; 2) CALCESTRUZZO AD ALTE PRESTAZIONI (AP), con un rapporto acqua/cemento < 0,45 e con resistenza compresa tra 55 e 75 N/mm2 ; 3) CALCESTRUZZO AD ALTA RESISTENZA (AR), caratterizzato dal rapporto acqua/cemento < 0,35 e con resistenza variabile tra 75 e 115 N/mm2.

Le proprietà meccaniche fondamentali di un calcestruzzo sono la resistenza a compressione, la resistenza a trazione, il modulo elastico e il coefficiente di contrazione trasversale.

Il getto di calcestruzzo viene supportato da casserature in legno, acciaio o materiale plastico, con la funzione di dare la forma prevista alla struttura per il tempo necessario alla sua maturazione. In questo periodo l’acqua reagisce con il cemento (fenomeno dell’idratazione), trasforma i granelli di cemento in cristalli che permettono l’indurimento del manufatto. La prima fase di presa del calcestruzzo deve avvenire per questo motivo in ambiente umido; i casseri devono essere a tenuta per evitare perdite di acqua e cemento, ma non devono essere ermetici per permettere lo scambio di ossigeno, necessario all’idratazione, e la fuoriuscita di vapore acqueo prodotto durante la reazione acqua/cemento. Durante la maturazione del calcestruzzo è importante valutare le condizioni climatiche: un clima secco può accelerare l’evaporazione dell’acqua; temperature troppo basse (inferiori allo 0°) possono generare piccoli cristalli di ghiaccio che, sciogliendosi, lascerebbero vuoti interni con effetti degenerativi per l’intera struttura.

CAPACITA’ TERMICA C

La capacità termica massica (o calore specifico) indica la quantità di calore in J (Joule) che 1 kg di materia è in grado di assorbire o emanare quando la sua temperatura viene alzata o abbassata di un K (Kelvin). Questa è una grandezza interessante da considerare nella scelta dei materiali per l’isolamento termico degli edifici. Un materiale con alta capacità termica è in grado di assorbire il calore dovuto all’irraggiamento solare per rilasciarlo all’ambiente con l’abbassamento delle temperature, fungendo da regolatore naturale della temperatura di interna degli edifici.

Confronto tra i principali materiali usati comunemente nell’isolamento delle abitazioni:

  • pannello in fibra di legno: capacità termica = 2100 J/KgK
  • polistirene: capacità termica = 1450 J/KgK;
  • lana di vetro/roccia: capacità termica = 1030 J/KgK.

Tanto più la capacità termica di un materiale isolante è elevata, tanto meno variano le temperature dell’ambiente interno al variare delle temperature esterne. Pareti realizzate con materiali pieni, pesanti, hanno una grande capacità di accumulo termico: i muri si riscaldano lentamente e si raffreddano altrettanto lentamente restituendo il calore accumulato all’ambiente. In edifici con pareti leggere e molto isolate, al contrario, si può raggiungere più velocemente la temperatura desiderata per mezzo di impianti di riscaldamento, ma altrettanto rapidamente si verifica il ritorno a temperature basse una volta spenti gli impianti.

CAPPOTTO TERMICO

Con il termine “cappotto” si definisce un tipo di isolamento termico delle pareti verticali realizzato dall’esterno, mediante una malta sottile applicata su un materiale isolante. È un sistema isolante largamente diffuso in Europa e che negli ultimi anni sta prendendo piede anche in Italia per la coibentazione di edifici civili, ospedalieri e industriali, nuovi o esistenti.

Il sistema cappotto è formato da diversi elementi: intonaco di regolarizzazione della superficie, lastra isolante di spessore variabile, tasselli per il fissaggio meccanico al supporto, collante e rasante per l’incollaggio delle lastre al supporto e per la formazione del primo strato di intonaco, rete di armatura per il rinforzo del primo strato di intonaco, rasatura per la formazione del secondo strato di intonaco, finitura di protezione dagli agenti atmosferici e decorazione.

L’isolamento esterno a cappotto:

  1. isola con continuità dal freddo e dal caldo, evitando la formazione di ponti termici nelle zone costituite da materiali con diversa conducibilità termica, che provocano la formazione di cavillature;
  2. pone le superfici in condizioni termiche e igrometriche stazionarie, garantisce un comfort interno ottimale e costante, evita la formazione di condensa superficiale;
  3. agisce aumentando l’inerzia termica della struttura, attenua l’escursione termica caldo-freddo della temperatura esterna e mantiene all’interno una temperatura costante;
  4. protegge le facciate dagli agenti atmosferici, garantendo idrorepellenza;
  5. determina un considerevole risparmio energetico, perchè diminuisce la quantità di calore dispersa attraverso l’involucro.

Un’altra tipologia di isolamento è rappresentata dagli intonaci termoisolanti, che garantiscono:

  • un buon isolamento termico delle pareti
  • un elevato indice di traspirabilità, che assicura una rapida eliminazione dell’umidità nelle strutture di nuova costruzione,
  • velocità di esecuzione
  • ottime caratteristiche anticondensa
  • possibilità di applicazione a spessori disomogenei e su forme geometriche complesse.

L’intonaco termoisolante assicura un’ampia possibilità nella scelta delle finiture decorative finali. Bisogna precisare che, rispetto al pacchetto isolante a lastre, a parità di spessore, l’isolamento termico sarà inferiore, quindi va prevista in fase progettuale una muratura con spessori più elevati.

CARBONATAZIONE

Con il termine carbonatazione si intende un processo chimico, innescato da anidride carbonica e agenti aggressivi presenti nell’atmosfera e nelle piogge acide, che porta alla neutralizzazione progressiva dell’ambiente basico del cls e al suo degrado. 

L’elevata alcalinità del calcestruzzo (pH 12 circa) assicura una naturale protezione delle armature del ferro dalla corrosione e dalla formazione di ruggine; tuttavia, l’azione dell’anidride carbonica all’interno pori del cemento provoca una neutralizzazione dei componenti alcalini e quindi una riduzione del pH sotto il valore 9, che provoca una perdita del potere protettivo delle armature.

L’indebolimento delle protezioni passivanti e la presenza dell’acqua provoca l’ossidazione delle armature; la ruggine che si forma determina delle pressioni interne che producono distacchi e rotture del copriferro. Il degrado dovuto a carbonatazione è più veloce su calcestruzzi mal confezionati, che presentano fessurazioni, porosità aperte e soprattutto un copriferro troppo sottile a protezione dei ferri. Il ripristino del calcestruzzo degradato è insufficiente senza adeguata protezione.

CASACLIMA® – KLIMAHAUS

CasaClima® Klimahaus è un progetto avviato in Alto Adige nel 2005 per promuovere la sensibilizzazione verso un’edilizia a basso consumo energetico.

Nello specifico, si tratta di un certificato energetico che riporta informazioni sul fabbisogno termico di un edificio. Esso contiene due classificazioni energetiche relative all’efficienza energetica dell’involucro (superficie) e al rendimento energetico complessivo dell’edificio, oltre ad una classificazione della sostenibilità ambientale. La classificazione degli edifici in categorie permette di identificare il grado di consumo energetico di un edificio, facilitando l’utente nella scelta degli immobili.

Le classi CasaClima:

  1. CASACLIMA GOLD, con un fabbisogno di calore inferiore ai 10 kWh/mq/anno (detta “casa da un litro”, perché per ogni metro quadro necessità di un litro di gasolio o di un m³ di gas l’anno);
  2. CASACLIMA A, con fabbisogno di calore inferiore a 30kWh/mq;
  3. CASACLIMA B, con fabbisogno di calore inferiore a 50 kWh/mq;
  4. CASACLIMA C, che rappresenta lo standard minimo per ottenere l’abitabilità dei nuovi edifici in Alto Adige, con un fabbisogno fino a 70kWh/mq;
  5. CASACLIMA D-E-F-G, dove sono collocate tutte le case esistenti, con un consumo di minimo 90kWh/mq/anno.

Per rispettare gli standard previsti dal progetto CasaClima è necessario isolare in modo ottimale l’edificio, comprese le finestre, per evitare dannosi ponti termici e sfruttare al massimo l’energia solare mediante l’utilizzo di impianti fotovoltaici o collettori solari. Ad ogni CasaClima Gold, A o B viene assegnata una targhetta da montare all’ingresso che aumenta l’immagine e il valore dell’immobile.

I valori delle classi non definiscono i consumi effettivi, ma sono dei calcoli di fabbisogno energetico attraverso valori standardizzati che definiscono una valutazione di calcolo. Questo metodo rende possibile una valutazione indipendente dalle abitudini degli abitanti dell’edificio.

Il programma CasaClima consente di ottimizzare l’efficienza energetica degli edifici già in fase di progettazione, adottando soluzioni costruttive e materiali che offrono benessere abitativo e un reale risparmio nelle spese di riscaldamento.

CAVILLATURE

Si definiscono cavillature le fessure di ampiezza inferiore a 1 mm, in genere presenti a livello superficiale e determinate dal ritiro idraulico.

Le cavillature, oltre ad essere inestetiche, costituiscono una via d’ingresso per l’acqua e le sostanze aggressive presenti nell’atmosfera che possono provocare un degrado veloce delle strutture.

Per limitare la formazione di cavillature, Saint-Gobain Weber consiglia l’applicazione di intonaco idrofugato WEBER.IP650, finiture idrofugate e traspiranti come WEBER.CEM RK355 e RP370. 

Per il ripristino di superfici già cavillate la soluzione migliore è rappresentata dall’utilizzo di prodotti con elevata elasticità, come pitture e rivestimenti elastomerici WEBER.TEC FLEXCOVER L/R di Weber, in grado di sopportare le escursioni termiche e adattarsi ai movimenti di assestamento del supporto.

CEMENTO

Il cemento è un materiale impiegato nelle costruzioni come legante per formare la malta e per preparare il calcestruzzo, utilizzato per la costruzione di edifici e strutture in cemento armato.

Dal punto di vista chimico, il cemento è una miscela di silicati e alluminati di calcio, ottenuti dalla cottura in forni speciali ad altissima temperatura (1200-1400°) di calcare, argilla e sabbia. Al materiale ottenuto (clinker) viene aggiunto circa il 2% di gesso per migliorare le caratteristiche del prodotto finito. Con l’aggiunta di acqua si innesca il processo di indurimento, che dura qualche ora; nell’arco di qualche settimana il prodotto matura progressivamente, sviluppando forze interne di tensione che permettono di raggiungere elevati livelli di resistenza meccanica.

Esistono diversi tipi di cemento, differenti per composizione e per resistenza meccanica e per destinazione d’uso. Il cemento più comune nel settore dell’edilizia, soprattutto per la produzione di calcestruzzo, è il Portland; quest’ultimo, miscelato con calce, forma la malta bastarda, utilizzata soprattutto come intonaco per rivestire le superfici degli edifici. Il cemento a presa rapida ha la caratteristica di indurire in pochi minuti una volta a contatto con acqua; si produce in modo simile al cemento Portland, ma con temperature di cottura inferiori ed è indicato per piccoli lavori di fissaggio e riparazione.

N.B. Ossido di calcio, silice e allumina sono composti presenti anche nelle calci idrauliche ma a differenza di queste ultime, nel cemento sono combinate con ossido di calcio e ossido di ferro a formare dei composti chimici diversi, con prestazioni e caratteristiche diverse.

CERTIFICAZIONE ENERGETICA

Lcertificazione energetica degli edifici è la valutazione delle prestazioni energetiche di un edificio, diventata obbligatoria per legge dal 2005, in seguito al DLgs 192/05 ed ai successivi interventi legislativi completati con il DM 162/15.

L’APE o ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA è un documento, redatto da un tecnico abilitato, delle prestazioni energetiche di un edificio, che tiene conto delle caratteristiche architettoniche dell’edificio, dei prospetti, della zona climatica, delle facciate, del tipo di riscaldamento e di tutto ciò che può influire sui consumi energetici (ponti termici,  recuperi effettuati grazie a pompe di calore ecc…).

Il certificato energetico ha l’obiettivo di migliorare la trasparenza del mercato immobiliare e più in generale di promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici per una maggior tutela dell’ambiente.

L’Ape è stato introdotto in sostituzione dell’Attestato di Certificazione Energetica.

CLASSE ENERGETICA

La classe energetica di un edificio viene determinata attraverso l’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile (EPgl,nren) e serve a stabilire quanto consuma un edificio per soddisfare le esigenze degli occupanti in termini di riscaldamento invernale, raffrescamento estivo, produzione di acqua calda sanitaria.

Le classi energetiche (da A4 a G) sono state create per classificare le prestazioni energetiche degli edifici sulla base di parametri strutturali e funzionali che determinano l’uso di energia elettrica e quindi l’impatto sull’ambiente. Tra questi parametri ci sono per esempio, la località in cui si trova l’edificio, la sua forma (rapporto Superficie/Volume), l’orientamento, la tipologia di infissi, la qualità dei materiali, la dispersione del calore, le fonti energetiche utilizzate, ecc…

Più alta è la classe, meno energia è necessaria per riscaldare 1 mq di abitazione.

La classe energetica è indicata nell’Attestato di Prestazione Energetica (APE), un documento che viene rilasciato da un tecnico abilitato, che viene allegato ad ogni atto di compravendita o di locazione. La classe energetica quindi è importante anche per determinare il valore dell’edificio nel mercato immobiliare. 

E’ importante sottolineare che, con l’attuale normativa nazionale, la classificazione energetica non dipende da valori numerici definiti (come la precedente), ma dal rapporto degli indici di prestazione energetica globale non rinnovabile EPgl,nren tra edificio di riferimento e edificio reale. Se l’edificio reale è più performante di quello di riferimento, la classe energetica sarà di tipo A, se è meno performante sarà da B a G a seconda di quanto è peggiore.

COEFFICIENTE DI ASSORBIMENTO DI ACQUA w

Indica la quantità d’acqua, espressa in Kg, che riesce ad attraversare una superficie di 1 mq in un determinato arco di tempo (espressa in Kg/mq*min).

Il coefficiente di assorbimento d’acqua per capillarità della malta indurita si determina sulla base della normativa UNI EN 1015-18. 

COEFFICIENTE DI PERMEABILITA’ k

È la velocità con cui una quantità d’acqua attraversa un materiale; viene indicata convenzionalmente con K e viene espressa in m/sec.

Questa grandezza indica la facilità con cui un materiale lascia passare l’acqua in un arco di tempo più o meno lungo e va valutata in relazione allo spessore del prodotto e al carico idraulico a cui è sottoposto. Più grande è il valore di K, a parità di spessore e carico idraulico, più il prodotto è permeabile all’acqua.

COEFFICIENTE DI PERMEABILITA’ AL VAPORE μ

Il parametro a-dimensionale μ indica quante volte un materiale è meno permeabile al vapore rispetto ad un strato di aria di pari spessore.

I prodotti con valori di μ molto bassi presentano le migliori caratteristiche di traspirabilità, cioè permettono la diffusione del vapore attraverso di essi. Talvolta la resistenza al passaggio del vapore acqueo può essere espressa con Z, grandezza dimensionale (espressa in Kg/msPa o in alternativa in mqhPa/mg), oppure con il valore s (o sD), cioè lo spessore d’aria equivalente alla diffusione del vapore acqueo (espresso in m), che si ottiene dalla moltiplicazione del parametro μ per lo spessore del materiale edile.

(Vedi anche: Permeabilità al vapore).

CONDENSA

La condensazione è una trasformazione che porta una sostanza dallo stato gassoso allo stato liquido.

Il vapore acqueo è un elemento naturalmente presente nell’atmosfera e negli edifici; tuttavia, la concentrazione di vapore acqueo all’interno delle case non è costante ma dipende da vari fattori, tra cui le attività che vengono compiute, dalle persone che abitano, … 

Il vapore acqueo viene smaltito parzialmente per diffusione attraverso elementi edili (2%), ma soprattutto per mezzo di una buona aerazione dell’ambiente e con un adeguato isolamento termico delle pareti, che eviti gli sbalzi termici soprattutto in inverno. Il contatto del vapore acqueo con superfici fredde della casa determina, infatti, fenomeni di condensa, che possono dare origine allo sviluppo di muffe e funghi e conseguente annerimento delle pareti, ossidazione di parti metalliche e deterioramento di infissi in legno.

La condensa quindi è un fenomeno da prevenire, non solo perchè provoca antiestetiche macchie, ma anche perchè i funghi possono nuocere alla salute e provocare anche problemi all’edificio, oltre ad inutili perdite di energia. 

CONDUTTIVITA’ (o conducibilità) TERMICA λ

La conduttività (o conducibilità) termica λ dipende dalla capacità di ciascun materiale di trasmettere calore e indica la quantità di calore in W (Watt) che fluisce nel tempo attraverso uno strato di materiale dello spessore di 1 m, quando esiste tra le due superfici che lo delimitano una differenza di temperatura di 1 K (Kelvin). E’ un valore che dipende solo dalla natura del materiale e non dalla sua forma.

Nel campo dell’edilizia, quanto più un materiale ha un valore di λ basso, tanto migliori sono le proprietà isolanti del materiale stesso. Si esprime in W/mK. Il valore è proporzionale alla quantità di energia termica trasferita da un materiale: negli isolanti il valore è molto basso (esempio, fibra di legno=0.040 W/mK), mentre è alto per i buoni conduttori, come i metalli (anche 200-300 W/mK).

CONDUTTIVITA’ (o conducibilità) TERMICA EQUIVALENTE DI UN LATERIZIO

Un mattone in laterizio può essere considerato, con ottima approssimazione, un elemento omogeneo e quindi si può considerare la conduttività della materia prima che lo compone.

Non è così per gli elementi forati, nei quali oltre alla materia prima (argilla), sono presenti cavità macroscopiche (fori) nelle quali è presente aria in quiete. In questo caso, la conduttività sarà variabile in funzione della numerosità e delle caratteristiche geometriche dei fori (ad esempio, fori stretti nella direzione del flusso termico hanno conduttività minore).

In questi casi quindi si dovrà parlare di conduttività equivalente del blocco.

CONDUTTIVITA’ (o conducibilità) TERMICA EQUIVALENTE DELLA PARETE

Valore di conduttività termica per una parete composta di laterizi e malta.

Dal momento che si tratta di materiali non omogenei, vengono ricondotti i valori di conducibilità di laterizio e malta ad un unico materiale con conduttività pari a quella equivalente.

CONDUTTANZA TERMICA C

La conduttanza esprime la quantità di calore che si trasmette in un’ora attraverso 1 mq di superficie per una differenza di temperatura di 1°C (o 1 K) tra le facce opposte e parallele di una parete di materiale omogeneo con spessore s e conduttività λ.

C=λ/s [W/mq°C; W/mqK].

DLGS 192/DLGS 311 – LEGGE SULL’ISOLAMENTO TERMICO

FINALITA’: Il Decreto Legislativo 192 del 19 agosto 2005, che sostituisce la legge 10/1991 in materia di risparmio energetico, rappresenta l’attuazione in Italia della Direttiva Comunitaria 2002 del 1991 relativa alle prestazioni energetiche degli edifici. L’esigenza di dettare delle linee guida a livello europeo in materia di risparmio energetico è determinata dalla necessità di tutelare l’ambiente e limitare le emissioni di gas ad effetto serra in conformità con quanto stabilito dal protocollo di Kyoto, dal bisogno di sicurezza degli approvvigionamenti energetici e dalla necessità di ridurre la spesa energetica per gli edifici, a cui è attribuibile la quota maggiore di consumo energetico (40%).

INTEGRAZIONI: A partire dal 2 febbraio è in vigore il Dlgs 311, che contiene le   disposizioni correttive ed integrative alla legge 192. Esso lascia invariato l’impianto generale della legge 192, ma rivede i valori limite di fabbisogno energetico degli edifici in modo più restrittivo, anticipando i tempi di entrata in vigore di un anno.

APPLICAZIONI: il Dlgs 192 si applica a: nuove costruzioni – ristrutturazioni integrali dell’involucro esterno – demolizione e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti (se la ristrutturazione interessa partizioni verticali e orizzontali perimetrali o adiacenti ad ambienti non riscaldati) – ampliamenti superiori al 20% – nuova installazione o ristrutturazione dell’impianto termico – sostituzione di generatori di calore.

ESCLUSIONI: Gli unici casi esclusi dalla legge sono gli edifici di particolare interesse storico, i fabbricati industriali, artigianali e agricoli riscaldati da processi per le esigenze proprie del processo produttivo e i piccoli fabbricati isolati.

CERTIFICAZIONE ENERGETICA: La nuova normativa prevede che ogni edificio sia dotato obbligatoriamente di un “Attestato di Prestazione Energetica” che ne attesti l’efficienza energetica, stilato da un certificatore energetico. L’APE va presentato unitamente alla dichiarazione di fine lavori e ad una dichiarazione di conformità delle opere rispetto alla relazione tecnica, al progetto e alle varianti in corso d’opera.

REQUISITI ENERGETICI DEGLI EDIFICI: devono essere valutati:

1) indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EP) in funzione della fascia climatica di riferimento

2) trasmittanze termiche dei singoli elementi dell’involucro (strutture opache orizzontali o inclinate, strutture opache verticali, chiusure trasparenti)

3) rendimento globale medio stagionale degli impianti.

La scelta dei materiali e degli spessori necessari per un corretto isolamento termico deve essere fatta sulla base del soddisfacimento dei requisiti prestazionali minimi stabiliti nell’allegato C della legge 311.

Per gli indici di prestazione energetica, vai alla voce relativa in questo glossario.

D.P.C.M. 5/12/97 – LEGGE SULL’ISOLAMENTO ACUSTICO

Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 05/12/1997 – Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici – definisce i valori minimi di isolamento acustico per i divisori verticali, orizzontali e per tubature o impianti all’interno delle abitazioni, allo scopo di ridurre l’esposizione umana al rumore e garantire sufficienti standard qualitativi per il benessere acustico degli utenti. 

La normativa, entrata in vigore il 21/02/1998, determina i requisiti acustici passivi minimi degli edifici e dei loro componenti in opera, cioè direttamente nell’edificio costruito. Il decreto si applica a tutti gli edifici progettati, concessionati e realizzati dopo la sua emanazione e riguarda le nuove costruzioni, le ristrutturazioni e i cambi di destinazione d’uso.

In particolare, vengono individuati e regolamentati gli elementi dell’edificio che costituiscono mezzi di trasmissione di rumori, cioè:

1) facciate (elementi di tamponamento ed elementi finestrati)

2) partizioni verticali (pareti)

3) partizioni orizzontali (solai)

4) impianti tecnologici a funzionamento continuo quali riscaldamento, aerazione, condizionamento

5) impianti a funzionamento discontinuo quali ascensori, bagni, servizi igienico-sanitari.

Il decreto, inoltre, classifica gli ambienti abitativi in categorie, ognuno dei quali caratterizzato da specifici requisiti acustici passivi, e identifica le grandezze che devono essere valutate al fine di ottenere un corretto isolamento acustico:

1) INDICE DEL POTERE FONOISOLANTE R’w

2) INDICE DELL’ISOLAMENTO ACUSTICO STANDARDIZZATO DI FACCIATA D2m,Nt,W

3) INDICE DEL LIVELLO DI RUMORE DA CALPESTIO DI SOLAIO NORMALIZZATO L’nw

4) LIVELLO MASSIMO DI RUMORE PER IMPIANTI A FUNZIONAMENTO DISCONTINUO LAS max

5) LIVELLO MASSIMO DI RUMORE PER IMPIANTI A FUNZIONAMENTO CONTINUO LA eq 

DEGRASSATORE (o condensagrassi)

Il degrassatore è una vasca a pianta circolare, quadrata o rettangolare nella quale le acque di scarico contenenti oli, grassi e detersivi stazionano per un tempo sufficiente a permettere la separazione dei materiali più leggeri. La separazione avviene per gravità ed è influenzata dalla temperatura (per ottenere un buon risultato, la temperatura nella camera di separazione deve essere attorno ai 20 °C).

Le vasche devono essere installate entro terra e raccolgono le acque di scarico di origine domestica (scarichi di lavelli, cucine di ristoranti,…). Sono formate da tre zone comunicanti: la prima raccoglie e smorza il flusso entrante; la seconda provvedere alla separazione e allo stoccaggio temporaneo di oli e grassi; la terza consente il deflusso dell’acqua dopo il processo.

Ogni vasca condensagrassi deve essere dimensionata calcolando 50 lt/abitante o 30lt/ristorante. Il tempo di residenza idraulico è variabile in funzione della tipologia dello scarico, cioè in base alla quantità di oli e grassi presenti. In genere, un tempo di permanenza di 15 minuti è sufficiente per completare in modo efficace il processo.

DIAFRAMMA

Con il termine diaframma si intende un’opera con funzione di sostegno delle terre, di fondazione, difesa di opere pre-esistenti, ecc., realizzato asportando il terreno e sostituendolo con un conglomerato cementizio armato.

Il diaframma è costituito da pannelli che si congiungono lungo superfici di contatto. In presenza di falde sotterranee dove si rende necessaria un’operazione di impermeabilizzazione, è necessario regolarizzare preventivamente la superficie del diaframma, colmando le discontinuità e le cavità, in maniera tale che la membrana impermeabilizzante si appoggi su un supporto più lineare possibile. 

DIFFUSIVITA’ TERMICA

La diffusività termica è definita come il rapporto fra la conducibilità termica e il prodotto di densità per calore specifico (capacità termica) di un corpo.

La diffusività rappresenta la resistenza di un corpo a trasmettere il calore e si misura in [mq/s]. è una caratteristica intrinseca del corpo, che dipende esclusivamente dal materiale di cui è composto. La diffusività permette di capire quanto rapidamente il calore si distribuisce all’interno di un corpo preso in esame.

DISOLEATORE (o separatore)

Il disoleatore è una vasca monoblocco per la separazione di oli minerali, combustibili, benzine, detergenti e sostanze leggere non emulsionabili dalle acque di scarico. I disoleatori, posizionati sottoterra in corrispondenza di autorimesse, officine, garages, autolavaggi e piazzali adibiti a parcheggio, sono formati da tre settori: nel primo avviene la raccolta e la decantazione delle sostanze pesanti, quali terriccio, sabbia, … e la separazione per flottazione delle sostanze oleose.

La flottazione è una tecnica di separazione inversa della sedimentazione, che sfruttando la differenza di massa specifica esistente fra il liquido ed i solidi da separare. permette di portare in superficie, all’interno di apposite vasche, i materiali in sospensione. Mentre nella sedimentazione il solido è caratterizzato da una massa specifica superiore a quella del liquido, nel caso della flottazione la situazione è opposta, con l’effetto di una veloce risalita del solido dal basso verso l’alto. Le sostanze oleose, mediante un dislivello, cadono nel settore di raccolta e stoccaggio degli oli minerali a tenuta stagna e indipendente dagli altri due; nel terzo settore affluisce l’acqua parzialmente disoleata, attraversa un filtro idoneo a trattenere i residui di oli e idrocarburi, impurità e altre materie in sospensione. Periodicamente si deve provvedere a smaltire gli oli minerali stoccati con automezzi autorizzati, oltre a estrarre i fanghi sedimentati nel primo settore.

DUREZZA DELL’ACQUA

La durezza indica la concentrazione complessiva degli ioni calcio e magnesio (oltre che di eventuali metalli pesanti) presenti in un’acqua. Generalmente con questo termine ci si riferisce alla durezza totale, ma si distinguono anche la durezza permanente (che esprime la quantità di cationi rimasti in soluzione dopo ebollizione) e la durezza temporanea (che indica il quantitativo di bicarbonati di sodio e magnesio che precipitano durante l’ebollizione). La durezza viene generalmente espressa in gradi francesi °F (1°F = 10 mg di carbonato di calcio (CaCO3) per litro di acqua), in milligrammi per litro di acqua (mg/lt) o in parti per milione (1°F = 10 mg/l = 10 ppm – parti per milione).

Le acque dure, oltre al notevole impatto sui macchinari tecnologici (possono causare incrostazioni sulle pareti, diminuendone il rendimento complessivo), hanno anche effetti sulla salute umana: dal punto di vista tossicologico non sembrano essere dannose, al contrario alcuni studi hanno verificato che la presenza di calcio e magnesio può prevenire alcune malattie come l’ipertensione e l’infarto; tuttavia l’uso di acque dure è sconsigliato, ad esempio, a chi soffre di disturbi renali. In genere, le acque vengono classificate in base alla loro durezza: fino a 4°F: molto dolci – da 4°F a 8°F: dolci – da 8°F a 12°F: mediamente dure – da 12°F a 18°F: discretamente dure – da 18°F a 30°F: dure – oltre 30°F: molto dure.

EFFETTO SERRA

Con il termine “effetto serra” si intende il surriscaldamento dell’atmosfera provocato dall’aumento della concentrazione di gas serra. 

Nell’atmosfera sono naturalmente presenti dei gas (anidride carbonica, vapore acqueo, metano, …) a concentrazioni basse che permettono il passaggio delle radiazioni solari verso la terra, ma impediscono il ritorno dei raggi infrarossi dalla terra verso lo spazio (calore riflesso).

Questo fenomeno garantisce la regolazione costante della temperatura sulla superficie terrestre. Tuttavia, l’alterazione della concentrazione di questi gas serra causato da emissioni indiscriminate di gas pericolosi comporta un aumento della temperatura media sulla terra e mette a rischio l’equilibrio climatico, causando danni per l’integrità dell’ambiente e la salute dell’uomo.

Alcuni gas serra estremamente attivi non sono presenti normalmente in natura, ma sono generati dai processi industriali: è il caso dei clorofluorocarburi CFC, da tempo riconosciuti come agenti pericolosi, gli idrofluorocarburi (HFC), i perfluorocarburi (PFC) e l’esafluoruro di zolfo (SF6). I CFC e gli HCFC sono stati largamente utilizzati nell’industria come refrigeranti, agenti schiumogeni, propellenti, detergenti, … grazie alle caratteristiche di stabilità chimica, ininfiammabilità e atossicità. Da qualche anno tuttavia si stanno escludendo i CFC dai processi industriali e parallelamente si assiste allo sviluppo di tecnologie che riducono l’emissione di gas serra durante tutto il ciclo di vita di un prodotto, specialmente nella fase produttiva e nello smaltimento finale.

EFFLORESCENZE

Le efflorescenze sono dei depositi di sali trasportati in superficie dall’acqua e cristallizzati dopo l’evaporazione della stessa. Questi sali (solfati, cloruri e nitrati), presenti nel terreno e negli elementi da costruzione, sono igroscopici ed espansivi, sono in grado cioè di assorbire l’umidità ambientale e aumentare notevolmente di volume.

La presenza nelle murature di sali cristallizzati provoca macchie antiestetiche sulla superficie dei mattoni e nel lungo periodo può creare anche danni strutturali perchè i sali, durante il processo di cristallizzazione, aumentano di volume e causano la disgregazione della malta e dei mattoni per compressione. Se la muratura è costantemente impregnata d’acqua le macchie possono diventare permanenti. Per evitare la formazione di efflorescenze saline è necessario quindi isolare la muratura da infiltrazioni indesiderate di acqua.

EFFUSIVITA’ TERMICA

L’effusività termica è l’attitudine di un corpo a trasmettere un flusso di calore in regime transitorio.

ELASTICITA’

L’elasticità è la proprietà tipica di un materiale di riprendere forma e dimensioni originali dopo aver subito l’azione di alcune forze.

Ogni corpo solido sottoposto a sollecitazioni dinamiche si deforma (allungandosi o accorciandosi), con una deformazione proporzionale allo sforzo applicato. In questa fase elastica, al cessare delle forze, il corpo è in grado di riacquistare la sua forma originaria senza tener memoria dei cambiamenti. Se viene superato il cosiddetto limite di elasticità, il corpo perde la sua elasticità e acquista caratteristiche plastiche, cioè conserva la forma acquisita con le deformazioni senza possibilità di tornare alla forma iniziale, anche dopo la cessazione delle tensioni applicate. Uno sforzo ancora maggiore determina la rottura del corpo.

ELASTOMERO

Si definisce elastomero un materiale, generalmente sintetico, dotato di proprietà elastiche simili alla gomma, cioè in grado di recuperare rapidamente grandi deformazioni. Appartengono alla categoria degli elastomeri le gomme vulcanizzate (che hanno subito un trattamento con zolfo per aumentare l’elasticità e la resistenza) e reticolate (strutture molto resistenti per la presenza di legami nelle tre direzioni).  

Alcuni materiali elastomerici, largamente impiegati nel settore industriale, sono stati recentemente introdotti nel campo dell’edilizia, soprattutto nel settore delle pitture e dei rivestimenti. Saint-Gobain Weber ha messo a punto la linea WEBER.TEC FLEXCOVER, pitture e rivestimenti elastomerici; grazie all’estrema flessibilità di questi prodotti, che consente allungamenti superiori al 250%, vengono impiegati per risolvere i problemi delle facciate cavillate e per la protezione del calcestruzzo.  

EPS (polistirene espanso sinterizzato) 

Il polistirene espanso sinterizzato EPS, detto anche polistirolo, è un materiale rigido, a struttura porosa, leggero e con bassa conducibilità termica, largamente impiegato come isolante termico nell’industria e nell’edilizia e per l’imballaggio. Il polistirene è composto da carbonio e idrogeno ed è il risultato della polimerizzazione dello stirene, materia plastica derivata dal petrolio, che si presenta sotto forma di piccole perle trasparenti. Durante il processo di espansione, le perle di gonfiano fino a 20-50 volte rispetto al loro volume iniziale e si crea all’interno una struttura a celle chiuse che trattiene l’aria e conferisce la caratteristica capacità isolante e ammortizzante. Il successivo processo di sinterizzazione porta alla saldatura delle perle che si uniscono a formare un blocco omogeneo di materiale.

L’EPS è un prodotto atossico, inerte, non marcisce, non contiene CFC, non rilascia gas tossici ed è stabile dal punto di vista chimico. Ha una bassa conduttività termica grazie alla sua struttura cellulare chiusa, formata per il 96/99% di aria.

Questa caratteristica lo rende uno dei materiali più usati per l’isolamento termico nell’edilizia. Il polistirene è permeabile al vapore acqueo, garantisce la traspirazione delle superfici, ma ostacola il passaggio dell’acqua. Tuttavia, a causa della sua composizione chimica, il polistirene è un materiale combustibile; l’aggiunta di specifici additivi permette di ottenere un prodotto con un miglior comportamento al fuoco.

I prodotti in EPS vengono classificati oggi in base alla norma EN 13163. La precedente normativa UNI 7819 suddivideva l’EPS in 5 classi in base alla densità (15-20-25-30-35 Kg/mc) e ne determinava successivamente le caratteristiche chimico-meccaniche e i valori limite da rispettare.   La EN 13163 distingue invece l’EPS in 16 Euroclassi in base ai valori di resistenza a compressione al 10% di deformazione e di resistenza a flessione (espresse in Kpa). Un prodotto appartenente ad una determinata classe deve soddisfare entrambe le condizioni.

La qualità delle lastre di polistirene deve essere certificata dall’Istituto Italiano dei Plastici “IIP” con una timbratura specifica.   Le lastre per l’isolamento esterno delle pareti (cappotto) sono designate dalla EN 13499 come ETICS (External Themal Insulation Composite Systems) e devono avere la capacità di ritardare la propagazione della fiamma (classe E). Il prodotto commercializzato deve stagionare per 6-8 settimane dalla sua produzione.

EPS100

Fino a poco tempo fa la classificazione dell’EPS era regolata dalla norma UNI 7819, che suddivideva il polistirolo in 5 classi in base alla densità.

Dopo l’entrata in vigore della norma europea EN 13163, l’EPS viene classificato in base alle prestazioni di resistenza alla compressione. Lastre classificate come EPS100 hanno un valore di resistenza a compressione al 10% di deformazione superiore a 100 KPa.

ETAG004 – EOTA

Dal momento che i 6 componenti ETICS sono di natura differente tra di loro, è fondamentale che essi siano di elevata qualità, idonei all’impiego per cui sono destinati e soprattutto perfettamente integrabili tra loro, in modo da creare una sinergia tecnologica efficace. Per poter determinare la rispondenza dei materiali ai requisiti necessari si fa ricorso alle linee guida emanate dall’EOTA (European Organisation for the Technical Approval), che è l’ente tecnico europeo di riferimento per il settore delle costruzioni. Esso emana le ETAG (European Technical Approval Guidelines – Linee guida per il benestare tecnico europeo), che definiscono i minimi prestazionali che devono essere raggiunti dai diversi materiali o articoli e i metodi di prova per la valutazione di questa rispondenza.

In particolare, le ETAG 004 sono quelle che si riferiscono ai sistemi a cappotto. Sulla base delle prescrizioni delle ETAG e a seguito di una serie di verifiche ulteriori (sia sul singolo materiale che sul sistema nel complesso), l’EOTA può rilasciare il documento detto ETA (European Technical Approval – Benestare Tecnico Europeo) che attesta l’idoneità all’impiego del sistema per realizzare un cappotto.

ETICS

ETICS è l’acronimo dell’inglese External Thermal Insulation Composite System = sistemi compositi di isolamento termico esterno, definiti comunemente   sistemi a cappotto. Questa tecnologia sfrutta le capacità isolanti di alcuni materiali da costruzione prodotti in lastre (soggette a marcatura CE), che vengono incollati ed ancorati meccanicamente al sottofondo murario, quindi rasati mediante finitura cementizia armata con rete ed infine protetti e decorati con rivestimento colorato a spessore.

Un sistema ETICS è quindi composto da: Adesivo/rasante per incollare i pannelli isolanti – Pannello isolante con varie prestazioni – Tasselli per il fissaggio meccanico dei pannelli – Armatura con rete da cappotto – Preparatore di fondo – Rivestimento colorato a spessore.

EUROCODICE

Gli Eurocodici (EC) sono norme europee a cui fare riferimento per la progettazione strutturale. Tutte le normative nazionali vigenti fanno riferimento agli Eurocodici e consentono ai professionisti di utilizzare criteri di calcolo comuni ed adottabili anche all’estero. Sono anche il riferimento per la dichiarazione di prestazione dei prodotti prefabbricati da costruzione. 

In particolare per gli ambiti di nostro interesse, facciamo riferimento all’Eurocodice 6 dedicato alle strutture in muratura portante, armata e non.

FESSURAZIONI

Sono fessure di ampiezza superiore ad 1 mm.

Si distinguono diversi tipi di fessurazioni, dovute a:

  • bruciatura e ritiro della malta, cioè perdita brusca di acqua dall’impasto a causa condizioni climatiche secche o bagnatura insufficiente dei mattoni prima della posa
  • movimenti statici del supporto: in genere si presentano con andamento rettilineo (ad esempio, una leggera flessione del solaio nella sua parte centrale può accompagnarsi ad un sollevamento del margine del solaio e generare una fessura orizzontale in corrispondenza dello spigolo d’appoggio).
  • cambiamenti di temperatura o di umidità, che provocano variazioni dimensionali dei materiali (dilatazione termica in estate, …).
  • scorretta applicazione dei materiali sulle facciate: spessori troppo elevati di materiale in una sola mano o prodotti eccessivamente fluidi provocano fessurazioni a croce.

FONOASSORBIMENTO (o assorbimento acustico)

Con il termine fonoassorbimento si intende l’attitudine di un materiale a non riflettere i suoni, cioè a non propagarli all’interno di un locale chiuso. L’incidenza di un’onda su un corpo rigido genera un insieme di onde che rimbalzano indietro, dando origine alla riverberazione, la cui conseguenza principale è l’aumento del livello di pressione sonora all’interno di una sala.

Un corretto isolamento acustico degli edifici prevede l’utilizzo combinato di prodotti fonoimpedenti e prodotti fonoassorbenti, generalmente materiali leggeri e morbidi (ad esempio in fibra di poliestere), con struttura porosa a cellula aperta, capaci di imprigionare l’energia sonora e trasformarla in calore, attenuando il fastidioso rimbombo.

FONOIMPEDENZA (o isolamento acustico)

La fonoimpedenza, o isolamento acustico, è la capacità di un divisorio di bloccare la trasmissione dei suoni in ambienti contigui.

Un’onda sonora incidente su una superficie viene in parte riflessa all’interno, in parte assorbita dal materiale e in parte riesce a passare in un ambiente, proseguendo la sua propagazione dopo essere stata deviata a causa della diversa densità del mezzo attraversato. L’onda di pressione sonora può propagarsi oltre una struttura quando riesce a vincere l’inerzia della struttura stessa.

Buoni prodotti fonoisolanti sono materiali duri e dotati di buona massa (come il piombo e le guaine elastomeriche) che non vengono deformati dall’onda sonora. Un corretto isolamento acustico elimina i rumori che si trasmettono per via aerea (diretta) e anche per via strutturale (trasmissione laterale o di fiancheggiamento).

FOSSA IMHOFF

Le fosse Imhoff vengono impiegate per chiarificare liquami grezzi provenienti direttamente dagli scarichi civili (abitazioni, scuole, alberghi, …).

Sono costituite da una vasca cilindrica a pianta circolare o rettangolare divisa in due comparti: il liquame grezzo entra con continuità nel primo comparto di sedimentazione, che permette una prima divisione tra sostanze leggere (galleggianti) e pesanti, destinate a depositarsi in fondo alla vasca. Il settore di sedimentazione è costituito da due pareti inclinate e convergenti al centro della vasca, con delle fessure per permettere il passaggio dei fanghi sedimentati al comparto inferiore di digestione. Il comparto di digestione raccoglie per caduta naturale le sostanze sedimentate, che si accumulano sul fondo della vasca. Qui avviene la decomposizione biologica delle sostante organiche in fango, un processo chiamato fermentazione o digestione anaerobica. Periodicamente le fosse Imhoff devono essere svuotate e i fanghi conferiti presso appositi depuratori pubblici o impianti autorizzati al trattamento dei rifiuti.

Una fossa Imhoff attua solamente una depurazione primaria e i prodotti non possono essere immersi in corsi d’acqua superficiali; questo tipo di operazione preliminare viene in genere utilizzata in combinazione con ulteriori sistemi di trattamento.

FRENO VAPORE

Il freno vapore è uno strato dell’elemento costruttivo con il compito di rallentare la diffusione di vapore acqueo. Come per le barriere vapore, è caratterizzato dalla resistenza alla diffusione del vapore Z oppure dallo spessore dello strato d’aria equivalente sD.

Generalmente, vengono classificati come freno vapore i prodotti con un valore sD inferiore a 100-130 m. Vengono invece definiti materiali impermeabili al vapore d’acqua i prodotti con sD > 1500 m.

FREQUENZA 

La frequenza rappresenta il numero di oscillazioni complete compiute da una particella del mezzo in un secondo e si misura in Hertz (Hz). Se un suono ha una frequenza di 1 Hz, significa che in 1 secondo compie un’unica oscillazione completa.

La frequenza è collegata all’altezza di un suono, cioè alla sensazione di suono grave o acuto: con l’aumentare della frequenza, aumenta l’altezza e il suono diviene acuto; viceversa, minore è la frequenza, minore sarà l’altezza e quindi il suono sarà più cupo.

FREQUENZA DI RISONANZA

Si definisce frequenza di risonanza di un oggetto la frequenza che permette di farlo entrare in vibrazione spontaneamente.

Quando un’onda sonora, avente frequenza pari a una delle frequenze proprie del corpo, va a colpire il corpo stesso ne provoca oscillazioni via via crescenti, dando luogo al fenomeno della risonanza. E’ questo quello che accade, ad esempio, quando un’auto accesa in sosta fa vibrare i vetri di un’abitazione: l’auto genera un’onda sonora con una frequenza di eccitazione identica alla frequenza di vibrazione naturale dei vetri dell’abitazione, che iniziano così ad oscillare.

GIUNTI DI DILATAZIONE 

I giunti di dilatazione (o giunti di deformazione) sono degli elementi di interruzione inseriti nelle pavimentazioni, nelle riprese di getto, in corrispondenza di discontinuità di supporti e materiali, allo scopo di assorbire dilatazioni e compressioni dovute ad escursione termica, assestamenti, ritiri e flessioni della struttura. Il giunto rappresenta uno sfogo per le sollecitazioni meccaniche, senza il quale si verrebbero a creare pericolose tensioni che porterebbero alla formazione di fessurazioni, sollevamenti o distacchi.

Si distinguono tre tipi di giunti di deformazione:

1) giunti strutturali, da posizionare fra elementi strutturali adiacenti per garantire la corretta distanza fra di essi ed assorbire movimenti tridimensionali (blocchi diversi in calcestruzzo, …);

2) giunti perimetrali, da predisporre nei punti di contatto tra la piastrellatura e altre strutture come pareti o colonne;

3) giunti di frazionamento, da posizionare all’interno di pavimentazioni molto estese per limitare le sollecitazioni meccaniche connesse, ad esempio, con le escursioni termiche o in corrispondenza di variazioni nella direzione di posa.

Il giunto di dilatazione e l’ubicazione va scelto in base ai carichi e alle sollecitazioni a cui saranno sottoposte le strutture, in base ai coefficienti di dilatazione termo-igrometrica e alle possibili interazioni tra materiali diversi.

GHISA LAMELLARE-SFEROIDALE

Secondo la norma UNI EN 124:1995, la ghisa è uno dei materiali indicati come più idonei per la realizzazione di chiusini e griglie per uso stradale.

Le ghise si dividono in 2 tipologie:

LAMELLARE, se la grafite libera (carbonio) si trova sotto forma di lamelle;

–  SFEROIDALE, se la grafite si presenta sotto forma di noduli.

La ghisa lamellare presenta dei vantaggi rispetto alla ghisa sferoidale:

1) resistenza alla corrosione: le lamelle rallentano la velocità di penetrazione della corrosione, quindi la possibilità di perforazione

2) smorzamento delle vibrazioni: grazie alla disposizione strutturale della grafite libera, le vibrazioni vengono smorzate più velocemente, e di conseguenza si riduce la propagazione del rumore

3) allungamento: nelle ghise lamellari il fenomeno di deformazione è trascurabile e garantisce una maggiore resistenza alle continue sollecitazioni dovute al traffico, mantenendo la giusta planarità dei coperchi.

4) produzione: il processo di ottenimento della ghisa lamellare è meno delicato del processo di sferoidizzazione, per il quale anche un piccolo ritardo nella colata può compromettere il risultato finale.

(fonte informazione: fonderia Montini)

GRADI GIORNO

I gradi giorno (GG) sono un’unità di misura che indica il fabbisogno energetico necessario per mantenere gli ambienti ad una prefissata temperatura.

Il territorio nazionale è suddiviso in sei fasce climatiche (D.P.R. 26/08/93 n.412); i comuni sono inseriti in ciascuna zona climatica in funzione dei gradi–giorno, cioè in base al fabbisogno energetico per il riscaldamento nel periodo invernale, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica:

1) Zona A: comprende i comuni più caldi, con GG non superiori a 600 (ex: Lampedusa)

2) Zona B: comuni con GG compresi tra 600 e 900 (ex: Agrigento, Catania)

3) Zona C: comuni con GG compresi tra 900 e 1.400 (ex: Bari, Cagliari, Napoli)

4) Zona D: comuni con GG compresi tra 1.400 e 2.100 (ex: Firenze, Roma, Pisa)

5) Zona E: comuni con GG compresi tra 2.100 e 3.000 (ex: Verona, Padova, Venezia, Bologna)

6) Zona F: comuni d’alta quota con GG superiori a 3.000 (ex: Cuneo, Belluno).

I gradi giorno sono stati stabiliti come somma dei gradi che mancano alla temperatura media giornaliera registrata in una determinata zona climatica per arrivare alla temperatura fissata convenzionalmente per l’ambiente riscaldato (20°C), per tutti i giorni in cui per legge in quella zona geografica vanno tenuti accesi gli impianti di riscaldamento. Un valore di GG basso indica che le temperature medie giornaliere sono molto vicine ai 20°C e quindi è necessario un periodo di riscaldamento breve; al contrario, valori di GG elevati indicano temperature medie giornaliere nettamente inferiori ai 20°C e quindi la necessità di riscaldamenti prolungati durante l’anno.

GRES PORCELLANATO

Il gres porcellanato è una ceramica realizzata con una tecnologia produttiva che porta il prodotto ad uno stato di vetrificazione quasi completo. Grazie alla cottura a temperature molto elevate, il materiale sviluppa una resistenza agli urti molto elevata, inassorbenza, resistenza all’usura ed inalterabilità nel tempo.

Il gres porcellanato è inoltre particolarmente resistente agli agenti chimici, alle macchie e all’azione degli agenti atmosferici, è ingelivo ed ha un bassissimo assorbimento d’acqua, grazie alla sua porosità praticamente nulla. è un prodotto ideale per la pavimentazione di ristoranti, scuole, centri commerciali e altri luoghi pubblici, oltre che per abitazioni private. Il gres porcellanato può essere utilizzato all’interno ma anche all’esterno, sia per pavimenti che per rivestimenti.

GWP – Global Warming Potential

La sigla GWP indica il potenziale di riscaldamento globale (effetto serra) e si misura come rapporto tra il riscaldamento atmosferico causato in 100 anni da una certa quantità di gas serra e quello prodotto dalla stessa quantità di anidride carbonica.

È uno dei parametri fondamentali che viene analizzato quando si studia il ciclo di vita di un prodotto in relazione al suo impatto ambientale. Il biossido di carbonio CO2 è preso come metro di riferimento e il suo GWP viene posto convenzionalmente pari ad 1.

Alcuni esempi di GWP: CFC-12: GWP=8.500 – HCFC: GWP=5000 – METANO: GWP=3.

La crescente sensibilità verso il problema ambiente porta oggi gli acquirenti ad una scelta più consapevole verso prodotti dotati di una elevata compatibilità ambientale.  

IDROFUGAZIONE 

L’idrofugazione è la caratteristica di un prodotto con limitato assorbimento d’acqua nella parte superficiale. Un supporto idrofugato è in grado di opporsi al passaggio dell’acqua senza ostacolare il passaggio del vapore, garantendo nel contempo ottimi valori di traspirabilità.

Per la protezione delle facciate esterne dall’azione degli agenti atmosferici, Saint-Gobain Weber propone una gamma di rasanti idrofugati, WEBERCEM RK355, RP370, RN360, che mantengono buone caratteristiche di traspirabilità e sono compatibili con cicli di risanamento delle murature.

IDROREPELLENZA

L’idrorepellenza è la caratteristica di un supporto che ha un bassissimo assorbimento d’acqua; la sua composizione chimica non presenta dei gruppi funzionali in grado di interagire con l’acqua che, a contatto con superfici di questo tipo, tende a scorrere via, formando il cosiddetto “effetto goccia”.

Per proteggere le superfici faccia a vista esposte all’azione degradante degli agenti atmosferici è necessario applicare dei trattamenti che aumentino la caratteristica di idrorepellenza. In questi casi, Saint-Gobain Weber consiglia di utilizzare WEBER.FV-A, protettivo silossanico pronto all’uso che non altera l’aspetto e la permeabilità al vapore delle superfici.

IMPERMEABILITA’ 

Un supporto è definito impermeabile quando non permette il passaggio di liquidi attraverso di esso.

IMPERMEABILIZZAZIONE IN SPINTA POSITIVA O NEGATIVA

L’impermeabilizzazione in spinta positiva si realizza applicando il prodotto impermeabilizzante sulla superficie a contatto con il liquido, all’interno della vasca. In questo modo, la pressione idrostatica esercitata dal liquido comprimerà il prodotto impermeabilizzante sul supporto.

L’impermeabilizzazione in spinta negativa (o controspinta) si realizza applicando l’impermeabilizzante sul lato opposto rispetto a quello a contatto con il liquido. La spinta idrostatica viene esercitata sul supporto.

La tecnica dell’impermeabilizzazione in controspinta viene utilizzata nel caso in cui non sia possibile svuotare le strutture d’acqua per applicare il trattamento. Saint-Gobain Weber ha messo a punto la linea di malte WEBERDRY per l’impermeabilizzazione di strutture in calcestruzzo in spinta e controspinta.

INDICE DI PRESTAZIONE ENERGETICA GLOBALE NON RINNOVABILE – EPgl,nren

L’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile (EPgl,nren), da cui dipende la classe energetica di un edificio, è dato dalla somma di una serie di indici:

EPgl,nren = EPH,nren + EPC,nren + EPW,nren + EPV,nren + EPL,nren + EPT,nren.

EPH = fabbisogno di energia primaria non rinnovabile per la climatizzazione invernale
EPC = fabbisogno per la climatizzazione estiva
EPW = fabbisogno per la produzione di acqua calda sanitaria
EPV = fabbisogno per la ventilazione
Nel caso si tratti di un edificio non residenziale, vengono tenuti presenti anche altri parametri come l’illuminazione artificiale (EPL,nren) e il trasporto di persone o cose (EPT,nren).

L’indice EPgl,nren non è altro che la somma dei singoli consumi energetici dell’edificio, ed è espresso in kWh/mq/anno in relazione alla superficie utile.

Questo indice viene dichiarato nell’Attestato di Prestazione Energetica, insieme al dettaglio dei singoli consumi (EPH-EPC-EPW-EPV-EPL-EPT).

Per determinare la classe energetica complessiva dell’edificio, nella redazione dell’APE, occorre:
1) determinare il valore di EPgl,nren,rif,standard (2019/21), ossia l’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile per l’edificio di riferimento. Si definisce “edificio di riferimento” un edificio identico a quello in esame per geometria, esposizione, localizzazione, destinazione d’uso e tipologia di impianto, avente però i requisiti minimi di legge per la trasmittanza dell’involucro e il rendimento degli impianti (parametri vigenti per gli anni 2019/21);
2) calcolare il valore di EPgl,nren dell’immobile in esame
3) mettere in relazione questi 2 valori per valutare se l’edificio reale è più o meno performante rispetto all’edificio di riferimento.

Immobili più performanti rispetto all’edificio di riferimento hanno classi da A1 ad A4; gli immobili meno performanti rispetto all’edificio di riferimento avranno classi da B a G.

INERZIA TERMICA

L’inerzia termica è la capacità di un corpo di accumulare calore e di cederlo in tempi successivi. E’ un concetto legato sia alla capacità di accumulo del calore che alla conduttività termica di un materiale (λ). 

L’inerzia termica di una struttura viene valutata sulla base di due grandezze:

1) lo SMORZAMENTO o riduzione della temperatura operato dalla struttura nel tempo (detto anche fattore E), determinato dal rapporto tra l’ampiezza dell’onda esterna e dell’onda interna;

2) lo SFASAMENTO (o fattore F), cioè la capacità della struttura di agire per ritardare il passaggio dell’onda termica dall’esterno all’interno del muro. Maggiore è lo sfasamento, maggiore è il ritardo con cui una variazione di temperatura esterna si trasmette all’interno; al contrario, uno sfasamento insufficiente farà ripercuotere in breve tempo gli effetti termici (rigidità invernale e surriscaldamento estivo) raggiunti all’esterno.

Una buona inerzia termica produce un ottimo livello di benessere termico in modo del tutto naturale e permette di ridurre il consumo degli impianti di condizionamento e riscaldamento. Murature di grosso spessore e di notevole massa, come le chiese antiche, hanno un’elevata inerzia termica e riescono a mantenere un clima interno abbastanza costante.

L’edilizia civile moderna, che progetta pareti a spessori molto più ridotti, deve integrare le strutture in laterizio con opportuni isolanti termici. La fibra di legno è il materiale isolante naturale che unisce ottimi valori di conduttività termica, di capacità termica e di sfasamento, è in grado di aumentare l’inerzia termica delle pareti, migliorando le prestazioni termiche complessive dell’involucro esterno.   

LAMBDA λ 

Il coefficiente λ (lambda) indica la quantità di calore che fluisce ogni secondo attraverso 1 mq di materiale da costruzione dello spessore di 1 mt. Con una differenza di temperatura tra interno ed esterno di 1 K(=1°C). 

Questa lettera greca viene usata per indicare il valore della conduttività (o conducibilità) termica. 

LATERIZIO PORIZZATO 

Si definisce laterizio porizzato o alveolato un prodotto in pasta alleggerito, ottenuto miscelando all’impasto dell’argilla, prima della formatura, del materiale combustibile (ad esempio, segatura o piccole sfere di polistirolo espanso). Questi materiali durante il processo di cottura bruciano completamente, lasciando all’interno della massa piccolissimi vuoti non comunicanti tra loro.

L’elevato numero di micro-camere d’aria ferma che si formano all’interno del laterizio migliorano le prestazioni termiche e acustiche; la porizzazione diffusa, inoltre, abbassa il peso specifico del blocco e lo alleggerisce, senza però ridurne le prestazioni meccaniche. I laterizi porizzati vengono impiegati per realizzare murature portanti e termicamente isolanti nella costruzione di edifici pubblici o privati. Possono essere impiegati come alternativa ai laterizi tradizionali, ai blocchi di calcestruzzo (normali o alleggeriti), alle pietre naturali (tufo). 

MALTE: classificazione 

Le malte da muratura sono regolamentate dalla norma europea EN 998-2, recepita in Italia nel marzo del 2004, che prevede la marcatura CE obbligatoria per le malte. Le malte per muratura, definite come “miscele di uno o più leganti inorganici, aggregati, acqua, con l’aggiunta di eventuali additivi per il riempimento, il collegamento e l’allettamento della muratura in esterno e in interno”, vengono distinte in due tipi:

1) “malta a prestazione garantita”, dove la composizione e il metodo di produzione sono stati scelti dal produttore per ottenere le prestazioni specificate

2) “malta a composizione prescritta”, dove le proprietà risultano dalla proporzione dichiarata dei costituenti.

La normativa definisce inoltre sette classi di malta in funzione della resistenza a compressione a prodotto indurito (a 28 gg) al posto delle 4 previste dalla precedente normativa:

M1: resistenza superiore a 1 N/mmq; 

M2,5: resistenza superiore a 2.5 N/mmq; 

M5: resistenza superiore a 5 N/mmq

M10: resistenza superiore a 10 N/mmq

M15: resistenza superiore a 15 N/mmq

M20: resistenza superiore a 20 N/mmq

Md: resistenza superiore a 25 N/mmq

M1: resistenza superiore a 12 N/mmq

M2: resistenza superiore a 8 N/mmq

M3: resistenza superiore a 5 N/mmq

M4: resistenza superiore a 2.5 N/mmq

Per le malte a prestazione garantita il produttore deve dichiarare:

1) resistenza a compressione

2) aderenza

3) contenuto di cloruri (nel caso di malte per murature armate)

4) reazione al fuoco (per utilizzi in murature soggette a requisiti antincendio)

5) assorbimento d’acqua e permeabilità al vapore (per murature destinate ad impieghi esterni, rispettivamente secondo la EN 1015-18 e EN 1745)

6) conducibilità termica (per murature soggette a requisiti di isolamento termico)

7) presenza di sostanze pericolose

8) durabilità.

Le malte per intonaci interni ed esterni vengono suddivise dalla norma UNI EN 998-1 in 6 categorie in base alla destinazione d’uso:

1) malte per scopi generali (GP), tipo WEBER.IP, WEBER.MIX, intonaci di sottofondo ad applicazione manuale o meccanizzata

2) malte leggere (LW), con massa volumica indurita secca non superiore a 1300 Kg/mc

3) malte colorate (CR)

4) malte monostrato (OC)

5) malte da risanamento (R), tipo WEBER.SAN EVOLUZIONE, intonaco da risanamento polivalente

6) malte a strato sottile (T), tipo WEBER.MP FV, malta idrofugata per murature faccia-vista

7) malte per isolamento termico (T2), tipo WEBER.THERM X LIGHT 042, intonaco termoisolante a base di polistirene.

In relazione al modo con cui sono preparate e distribuite si distinguono: malte preparate in fabbrica (finite e semifinite), pronte all’utilizzo (malta fresca e malta umida), premiscelate e predosate.

MALTA ANTIRITIRO 

Si definisce antiritiro una malta additivata con specifiche sostanze che compensano l’effetto di ritiro durante la presa.

MALTA ESPANSIVA 

Si definisce espansiva una malta additivata con sostanze che permettono di ottenere un leggero aumento di volume durante la presa. Questo tipo di prodotto viene usato soprattutto per l’ancoraggio di macchinari e per l’inghisaggio, in spazi perfettamente delimitati e stabili.

MALTA FIBRORINFORZATA 

Si definisce fibrorinforzata una malta che è stata additivata con apposite fibre in vetro o in poliestere che aiutano a controllare i ritiri e formano un’armatura tridimensionale di rinforzo.

Saint-Gobain Weber ha messo a punto una gamma di prodotti rinforzati, alcuni dei quali con innovativi filamenti di vetro, che migliorano lo scorrimento della staggia, rendono il materiale più omogeneo e hanno una elevata resistenza in ambiente alcalino.

Le fibre di vetro presentano numerosi vantaggi: elevata resistenza a rottura, alta resistenza al fuoco e al calore, alta resistenza agli attacchi chimici, inerti all’umidità, basso coefficiente di dilatazione e di conducibilità termica. Le fibre di vetro sono preferite come rinforzo di prodotti destinati ad ambienti con elevato tenore di umidità o esposti all’acqua. Inoltre vengono utilizzati filamenti di vetro più lunghi che presentano un rischio di rottura praticamente nullo. 

MARCHIO CE 

Il marchio CE è un marchio europeo posto sui prodotti, sulla confezione o sui documenti di accompagnamento, che permette la libera circolazione negli stati dell’UE, compresi gli Stati contraenti l’accordo SEE e la Turchia.

Ogni prodotto marchiato CE risponde ad alcuni requisiti essenziali rilevanti, contenuti nella Direttiva Europea 89/106/CE e recepita da ciascuno dei paesi membri (per l’Italia con D.P.R. 246 del 21/04/93).

I requisiti essenziali per i materiali da costruzione (materiali, manufatti, sistemi, ecc. fabbricati al fine di essere permanentemente incorporati in opere di costruzione) sono:

1) Resistenza meccanica e stabilità

2) Sicurezza in caso di incendio

3) Igiene, salute e ambiente

4) Sicurezza nell’impiego

5) Protezione contro il rumore

6) Risparmio energetico e ritenzione di calore.

I materiali da costruzione devono rispettare almeno uno dei requisiti essenziali, in funzione della loro destinazione d’uso.   Il marchio CE non è un marchio di qualità, ma indica solamente che il prodotto in questione soddisfa il livello conformità stabilito dalle normative ed è idoneo all’impiego previsto.

La responsabilità dell’applicazione del marchio CE è completamente a carico del produttore. Prodotti non marchiati CE non possono essere commercializzati; in caso contrario devono essere ritirati. Il simbolo della marcatura CE deve essere accompagnato dall’identificazione del produttore, dai riferimenti normativi, dalla descrizione del prodotto (materiali, dimensioni, destinazione d’uso, …) e dalle informazioni tecniche essenziali (valori prestazionali dichiarati). 

MODULO ELASTICO 

Si definisce modulo elastico (o modulo di Young, E) il rapporto tra tensione applicata (espressa come Forza/superficie) e allungamento (deformazione in termini di lunghezza del corpo sottoposto a tale tensione). Il modulo elastico si esprime in N/mmq, che corrisponde ad 1 MPa.

È una delle proprietà meccaniche fondamentali di un materiale, una grandezza caratteristica indipendente dalla sua forma o grandezza, che indica il grado di rigidezza di un materiale. Una tensione applicata ad un corpo produce come effetto una variazione geometrica del corpo stesso, tanto più elevata quanto più un corpo è elastico, cioè quanto più un materiale ha modulo elastico basso. Viceversa, a parità di tensione applicata, se un materiale ha E elevato, la sua deformazione sarà molto bassa e il corpo si può classificare come rigido.

La conoscenza del modulo elastico è importante per conoscere le possibili applicazioni strutturali di un materiale. Nel caso dei materiali compositi con struttura disomogenea come il calcestruzzo, il modulo elastico è funzione di numerosi parametri, in particolare della resistenza a compressione, che a sua volta dipende dal tipo e dalla dimensione massima dell’aggregato, dai rapporti di composizione dell’impasto e dalle condizioni di stagionatura.

MONOCOTTURA (ceramica)

La monocottura è un materiale ceramico ottenuto cuocendo contemporaneamente la materia prima cruda (il supporto) e lo smalto ad alta temperatura. L’unico processo di cottura permette di ottenere prodotti ceramici più resistenti, utilizzati specialmente come rivestimenti e pavimenti sia in interno che in esterno, ma con possibilità limitate di effetti superficiali.

La doppia cottura (bicottura), invece, può dare un prodotto di qualità migliore con ricchezza di decori e colori: la prima cottura, infatti, dà la necessaria consistenza al prodotto, la seconda permette allo smalto e alla decorazione di fissarsi su un supporto resistente e praticamente inerte.

Rispetto al più comune gres porcellanato, le piastrelle di mono e bicottura sono più morbide e facili da tagliare. Grazie alla temperatura più bassa di cottura e alla leggerezza, sono piastrelle più economiche del gres.

MURATURA ARMATA

La muratura armata è un sistema costruttivo realizzato da:

1) una muratura portante a blocchi semipieni di laterizio collegati con giunti di malta

2) armature metalliche verticali, concentrate in appositi fori

3) armature orizzontali diffuse poste lungo i giunti di malta.

Questo sistema costruttivo ha oltre un secolo di storia, ma viene riconosciuto a livello normativo solo nel1996 dal D.M. 16/01/96.

Le condizioni di norma per gli elementi del sistema sono:

BLOCCHI DI LATERIZIO: 1) Foratura limite max < 45% 2) gli eventuali setti disposti parallelamente al piano del muro devono essere continui e rettilinei; le uniche interruzioni ammesse sono in corrispondenza dei fori di presa o per l’alloggiamento delle armature 3)   Giunti verticali devono essere riempiti con idonea malta 4) Fori con diametro di almeno 6 cm (cilindro inscrivibile) 5) Le resistenze meccaniche devono rispettare i seguenti limiti: Fbk ortogonale > 1.5Mpa; Fbk parallela >5Mpa 

ARMATURA METALLICA: 1) Verticale: diametro minimo 16 mm – interasse max 4 mt, da collocare: NEGLI ANGOLI – AD OGNI INTERSEZIONE – IN CORRISPONDENZA DI OGNI APERTURA (spallette) 2) Orizzontale: diametro minimo 5 mm – interasse max 60 cm 3) è ammesso per le armature orizzontali l’impiego di traliccio elettrosaldato o l’impiego di altre armature conformate in modo da garantire adeguata aderenza ed ancoraggio, nel rispetto delle pertinenti normative di comprovata validità.

MALTA: 1) La resistenza della malta è classificata come M10, che identifica il valore meccanico di 10 N/mmq ovvero 100 kg/cmq 2) In alternativa, può essere utilizzato il conglomerato cementizio classificato come C12/15  3) La malta di riempimento (utilizzata per avvolgere l’armatura) deve avere le medesime caratteristiche della malta di allettamento.

Stabila propone l’innovativo blocco per muratura armata ALVEOLATER BIO TAURUS, spessore 25, 30 e 35 cm, con innovativo schema a raggiera, che colloca i ferri verticali all’interno del blocco e non nel giunto, assicurando un totale assorbimento delle sollecitazioni sismiche. Un sistema privo di pezzi speciali, che massimizza il risparmio: semplice, efficace, economico.

NEOPOR® 

Il Neopor® è un particolare polistirene prodotto da BASF, formato da perle nere in grado di espandersi (EPS). Questa materia prima viene trasformata dai produttori di espanso sulle stesse apparecchiature utilizzate per l’EPS tradizionale e lavorata in lastre di espanso grigio-argento e/o pezzi stampati da utilizzarsi in svariati settori.

Neopor® è un materiale che offre un isolamento termico superiore (20% migliore rispetto all’EPS tradizionale), grazie alla presenza di minuscole particelle di grafite al suo interno, che sono in grado di assorbire e riflettere i raggi infrarossi. In questo modo viene neutralizzato l’effetto negativo dell’irraggiamento del calore e contemporaneamente si salvaguarda l’ambiente, grazie all’abbattimento dei consumi energetici degli edifici. I materiali isolanti in Neopor® non contengono CFCK, HCFC, HFC nè altri gas cellulari alogenati, ma solo aria.

NORMA ARMONIZZATA 

Le norme europee armonizzate sono norme tecniche volontarie che danno ai produttori delle linee guida per produrre in conformità ai requisiti indicati nelle norme comunitarie. Le direttive della Commissione Europea stabiliscono degli orientamenti da seguire in materia di sicurezza e salute dei cittadini e tutela dell’ambiente. Gli istituti di normazione europei (CEN, CENELEC, ETSI), su mandato della Commissione Europea, stabiliscono quindi le specifiche tecniche necessarie per progettare e realizzare prodotti conformi a queste direttive.

I prodotti disciplinati da tali Direttive devono essere marchiati con il logo CE. Le norme europee armonizzate devono essere obbligatoriamente trasposte in norme tecniche nazionali. Queste norme hanno un carattere di volontarietà, sono delle linee guida per ottenere la marcatura CE, ma un produttore può decidere di seguire specifiche tecniche diverse, purchè comunque il produttore dimostri la conformità del prodotto rispetto agli obblighi delle direttive.

NORMA DIN 

DIN è la sigla che identifica l’ente tedesco di normazione (Deutsches Institut fűr Normung). Le norme DIN, contraddistinte da uno specifico numero, sono norme tecniche elaborate dall’ente nazionale tedesco di normazione, che recepisce le normative promosse dall’ISO e le traduce in linee guida per le attività produttive e gli interessi economici tedeschi.

NORMA EN e UNI EN 

La sigla EN identifica una norma elaborata a livello europeo dal CEN (Comitato Europeo di Normazione).

In Italia, le norme EN sono recepite e armonizzate dall’UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), un’associazione privata senza scopo di lucro con oltre 7000 soci, fra imprese, liberi professionisti, associazioni, istituti scientifici e scolastici, organismi della Pubblica Amministrazione. Compito dell’UNI, organismo nazionale italiano di normazione, è quello di recepire le norme internazionali (ISO, EN, …) e provvedere alla loro traduzione e applicazione nei settori industriali, commerciali e del terziario (ad esclusione di quello elettrico ed elettrotecnico di competenza del CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano).

Le norme vengono elaborate da appositi organi tecnici che garantiscono trasparenza e condivisione degli interessi. L’UNI partecipa inoltre, in rappresentanza dell’Italia, all’attività degli organismi sovranazionali (ISO e CEN). Le norme europee armonizzate vengono siglate come UNI EN.

NORMA ISO 

Le norme ISO sono le norme tecniche elaborate a livello mondiale dall’ISO (International Organization for Standardization) con sede a Ginevra. ISO è un network mondiale che identifica quali sono i criteri di standardizzazione richiesti dal mercato globale. Essi vengono definiti per essere implementati in tutto il mondo e provvedono a fornire soluzioni pratiche e benefici per tutti i settori dell’economia (dall’agricoltura alle costruzioni, dalla distribuzione ai macchinari medici, …), promuovendo il commercio internazionale e contribuendo al progresso della società nel suo complesso.

ISO è un’organizzazione non governativa, formata dagli organismi nazionali di normazione di 157 paesi, sviluppati, in via di sviluppo e ad economia di transizione. Collabora strettamente con alcuni partner internazionali nell’attività di standardizzazione, con l’organizzazione mondiale del Commercio (WTO) per promuovere un mercato globale e libero, con alcuni organismi delle Nazioni Unite e soprattutto con gli istituti nazionali di normazione.

Gli standard ISO specificano i requisiti per prodotti, servizi, processi, materiali e sistemi, per la valutazione della conformità, per la pratica organizzativa e manageriale. Sebbene volontari, gli standard ISO riscuotono un consenso internazionale, sono dovunque rispettati e accettati sia dai settori privati che pubblici.

O

OSMOSI 

Il termine osmosi indica il fenomeno che si verifica tra due liquidi a diversa concentrazione separati da una membrana semipermeabile: la differenza di pressione osmotica innesca il movimento delle molecole di solvente dalla soluzione più concentrata (ipertonica) verso la soluzione più diluita (ipotonica), processo che termina quando le due concentrazioni diventano identiche.

L’osmosi è un fenomeno importante in biologia ed è implicato ad esempio nei meccanismi di trasporto cellulare. Nel settore dell’edilizia vengono largamente utilizzati cementi osmotici che hanno la proprietà di penetrare in soluzione nella capillarità del supporto e provocare l’ostruzione delle stesse, impedendo il passaggio dell’acqua.

Dal punto di vista chimico, il cemento osmotico penetra per osmosi nella struttura e innesca una reazione di trasformazione dell’idrato di calcio presente, che si deposita sotto forma di sale insolubile nelle capillarità interne, impermeabilizzando la massa. I cementi osmotici vengono impiegati per risolvere i problemi di impermeabilizzazione dovuti alla spinta negativa dell’acqua e di contenimento di acque, anche potabili, di superfici in calcestruzzo e intonaci cementizi stabili.

WEBER.DRY è la linea di cementi osmotici creata da Saint-Gobain Weber per tutti i problemi di impermeabilizzazione in spinta e controspinta di pareti e pavimenti, in ambienti aggressivi e su superfici irregolari.

(cfr. Impermeabilizzazione in spinta positiva e negativa).

PERMEABILITA’ AL VAPORE δ 

Nel periodo invernale, quando l’aria all’interno delle abitazioni è più calda di quella esterna, si verifica una differenza di pressione che genera un flusso di vapore verso l’esterno, che si diffonde attraverso le porosità dei materiali da costruzione. Se il diaframma è costituito da un unico materiale omogeneo, generalmente al suo interno non si verificano fenomeni di condensa; se invece la partizione è composta da pareti multistrato con differenti caratteristiche termiche, possono verificarsi fenomeni di condensa.

La permeabilità al vapore δ rappresenta la quantità di vapore che passa nell’unità di tempo attraverso una sezione unitaria di una parete di spessore unitario sotto una determinata differenza di pressione. L’unità di misura della pressione nel S.I. è g/s m Pa (grammo/secondo metro Pascal); nel sistema tecnico S.T. è g/h m mmHg (grammo/ora metro mm di mercurio). La relazione fra le due unità di misura è: δ S.I. = 2.0835 x 10E-6 δ S.T.

Spesso si ricorre al FATTORE DI RESISTENZA AL PASSAGGIO DEL VAPORE μ, che è dato dal rapporto fra la permeabilità dell’aria (190 x 10E-9 g/s m Pa) e la permeabilità del materiale. μ è un numero adimensionale, sempre maggiore di 1 perchè la permeabilità dell’aria è la massima possibile. μ = 190 x 10E-9 / δ .

PH 

Il termine pH è stato introdotto da un chimico danese per indicare il grado di acidità di una soluzione acquosa. Esso può assumere valori compresi tra 0 (acido forte) e 14 (base forte); pH = 7 corrisponde una soluzione neutra, pH < 7 indica una soluzione acida, basica invece quando il pH è > di 7.

Il pH può essere misurato per via elettrica o per via chimica, sfruttando la capacità di alcune sostanze, gli indicatori, di modificare il loro colore in base al pH dell’ambiente in cui si trovano. Questi indicatori sono ampiamente utilizzati anche in strisce di carta, le cartine al tornasole, che cambiano colore quando vengono immerse in sostanze acide (rosa) o basiche (azzurro).

PITTURA o RIVESTIMENTO ELASTOMERICO 

Per pittura o rivestimento elastomerico si intende un prodotto a base di gomma vulcanizzata o reticolata con elevata elasticità da utilizzare su supporti in calcestruzzo o intonaci cementizi per evitare la formazione di micro-cavillature superficiali dovute soprattutto a sbalzi termici. Le pitture elastomeriche hanno un elevato potere coprente, elevata resistenza agli agenti atmosferici e alla carbonatazione.

Saint-Gobain Weber ha ideato due prodotti a base di resine elastomeriche, WEBER.TEC FLEXCOVER L (pittura) e WEBER.TEC FLEXCOVER R (rivestimento), caratterizzati da un valore di allungamento del 250/300%, da utilizzare per la protezione e la decorazione di supporti che presentino micro-cavillature o soggetti a lievi deformazioni. 

POLISTIRENE ESPANSO SINTERIZZATO EPS 

Il polistirene espanso sinterizzato EPS, detto anche polistirolo, è un materiale rigido, a struttura porosa, leggero e con bassa conducibilità termica, largamente impiegato come isolante termico nell’industria e nell’edilizia e per l’imballaggio. Il polistirene è composto da carbonio e idrogeno ed è il risultato della polimerizzazione dello stirene, materia plastica derivata dal petrolio, che si presenta sotto forma di piccole perle trasparenti. Durante il processo di espansione, le perle di gonfiano fino a 20-50 volte rispetto al loro volume iniziale e si crea all’interno una struttura a celle chiuse che trattiene l’aria e conferisce la caratteristica capacità isolante e ammortizzante. Il successivo processo di sinterizzazione porta alla saldatura delle perle che si uniscono a formare un blocco omogeneo di materiale.

L’EPS è un prodotto atossico, inerte, non marcisce, non contiene CFC, non rilascia gas tossici ed è stabile dal punto di vista chimico. Ha una bassa conduttività termica grazie alla sua struttura cellulare chiusa, formata per il 96/99% di aria.

Questa caratteristica lo rende uno dei materiali più usati per l’isolamento termico nell’edilizia. Il polistirene è permeabile al vapore acqueo, garantisce la traspirazione delle superfici, ma ostacola il passaggio dell’acqua. Tuttavia, a causa della sua composizione chimica, il polistirene è un materiale combustibile; l’aggiunta di specifici additivi permette di ottenere un prodotto con un miglior comportamento al fuoco.

I prodotti in EPS vengono classificati oggi in base alla norma EN 13163. La precedente normativa UNI 7819 suddivideva l’EPS in 5 classi in base alla densità (15-20-25-30-35 Kg/mc) e ne determinava successivamente le caratteristiche chimico-meccaniche e i valori limite da rispettare.   La EN 13163 distingue invece l’EPS in 16 Euroclassi in base ai valori di resistenza a compressione al 10% di deformazione e di resistenza a flessione (espresse in Kpa). Un prodotto appartenente ad una determinata classe deve soddisfare entrambe le condizioni.

La qualità delle lastre di polistirene deve essere certificata dall’Istituto Italiano dei Plastici “IIP” con una timbratura specifica.   Le lastre per l’isolamento esterno delle pareti (cappotto) sono designate dalla EN 13499 come ETICS (External Themal Insulation Composite Systems) e devono avere la capacità di ritardare la propagazione della fiamma (classe E). Il prodotto commercializzato deve stagionare per 6-8 settimane dalla sua produzione.

PONTE TERMICO 

Si definisce ponte termico un punto di discontinuità dell’isolamento termico della struttura in cui si verifica una maggiore dispersione di calore. In questi punti della costruzione si verificano flussi termici più rapidi rispetto alle parti circostanti, causati dalla presenza di materiali con valori di conducibilità termica diversi.

Si possono distinguere:

1) PONTI TERMICI GEOMETRICI (angoli, cordoli in calcestruzzo, architravi di porte e finestre, pilastri, punti di innesto di elementi strutturali, …) che dipendono dalla conformazione della struttura

2) PONTI TERMICI DI DISCONTINUITA’ dovuti alla discontinuità di comportamento termico dei materiali che formano la partizione.

I ponti termici possono essere individuati tramite appositi strumenti termografici che permettono di rilevare i valori di irraggiamento di una qualsiasi superficie.

PONTE TERMICO CORRETTO

Un ponte termico si definisce corretto, secondo D.L. 31, se la trasmittanza termica della parete fittizia, intesa come il tratto di parete esterna in corrispondenze del ponte termico, non supera per più del 15% la trasmittanza termica della parete corrente.

Se il ponte termico non è corretto, si deve fare riferimento alla trasmittanza media, tenendo conto anche del contributo della trasmittanza del ponte termico.

PRESTAZIONE ENERGETICA

Un ponte termico si definisce corretto, secondo D.L. 31, se la trasmittanza termica della parete fittizia, intesa come il tratto di parete esterna in corrispondenze del ponte termico, non supera per più del 15% la trasmittanza termica della parete corrente.

Se il ponte termico non è corretto, si deve fare riferimento alla trasmittanza media, tenendo conto anche del contributo della trasmittanza del ponte termico.

PRESTAZIONE TERMICA DI UNA PARETE IN REGIME STAZIONARIO

Le prestazioni di una parete in regime stazionario sono valutate sulla base della differenza di temperatura, fissata per legge in funzione delle zone climatiche, tra l’ambiente interno e l’ambiente esterno, considerata costante nell’arco del tempo. Pertanto anche il flusso termico che attraversa la parete risulta costante.

Per questo tipo di calcolo si tiene conto di resistenza termica, trasmittanza termica, conduttanza termica.

PRESTAZIONE TERMICA DI UNA PARETE IN REGIME DINAMICO

Le prestazioni di una parete in regime dinamico tengono conto della capacità dei materiali di accumulare calore. Si devono considerare le escursioni termiche nel corso della giornata, che sono di tipo periodico.

Per questo tipo di calcolo si tiene conto di diffusività termica, effusività termica, capacità termica, attenuazione (smorzamento) e ritardo temporale (sfasamento).

PVC

Il PVC è il polimero del cloruro di vinile ed è una delle plastiche di maggior consumo al mondo. è un materiale di per sè rigido, con buona resistenza a compressione e agli agenti chimici; se miscelato con additivi plastificanti acquisisce flessibilità e modellabilità.

Il PVC trova applicazioni in edilizia, nell’imballaggio, nel settore alimentare e farmaceutico, nei beni di largo consumo (pellicole alimentari, contenitori, bottiglie, giocattoli, gomme, …). Data la sua versatilità, può essere modellato mediante stampaggio a caldo, può essere ridotto a film, lastre, tubi e profili.

RASANTI 

I rasanti sono malte tecniche studiate per livellare irregolarità di pochi millimetri, permettendo di ottenere finiture civili o lisce in interno ed esterno. Possono essere applicati direttamente su supporti in calcestruzzo, su intonaci cementizi stagionati, intonaci a base calce-cemento nuovi o stagionati e solai predalles. A differenza dei finitori d’intonaco, i rasanti vanno applicati su supporti stagionati.

Saint-Gobain Weber propone WEBER.CEM, una gamma completa di rasanti per la finitura e protezione di qualsiasi superficie, con basso assorbimento d’acqua e ottima resistenza all’azione degli agenti atmosferici.   Alcuni prodotti della linea WEBER.CEM (RK355, RP370, RN360, RS350), grazie all’elevata traspirabilità, possono essere applicati anche su intonaci da risanamento della linea WEBERSAN.

La gamma WEBER.CEM comprende rasanti universali applicabili per rasare e regolarizzare superfici inassorbenti come vecchi rivestimenti plastici, cartongesso, rivestimenti in mosaico vetroso, superfici con tracce di collante. 

REAZIONE AL FUOCO 

Si definisce reazione al fuoco il comportamento di un materiale, che per effetto della sua decomposizione, alimenta il fuoco al quale è esposto. La reazione al fuoco è una misura di protezione passiva: ad ogni prodotto viene attribuita una classe di reazione al fuoco sulla base di prove, non riferite alle caratteristiche del prodotto, ma al suo impiego e alla sua posa in opera.

La direttiva europea 89/106 sui materiali da costruzione definisce i requisiti essenziali di sicurezza al fuoco individuando 7 Euroclassi, cioè macro-categorie con caratteristiche omogenee di rischio al fuoco:

A1: nessun contributo al fuoco (prodotto non combustibile, ignifugo)

A2: contributo al fuoco non significativo

B: contributo al fuoco molto limitato (difficilmente infiammabile)

C: contributo al fuoco (prodotto combustibile)

D: contributo al fuoco (prodotto molto combustibile)

E: reazione al fuoco significativa (prodotto molto infiammabile e propagatore di fiamma)

F: nessuna determinazione di comportamento alla reazione al fuoco (prodotto non classificato o non testato)

A queste classi di reazione al fuoco sono associati criteri supplementari, connessi alla PRODUZIONE DI FUMO (s):

s1: quantità e velocità di sprigionamento deboli

s2: quantità e velocità di sprigionamento medi

s3: quantità e velocità di sprigionamento elevati

e di GOCCE INFIAMMABILI (d):

d0: nessuna goccia o resti infiammati

d1: nessuna goccia o resti al cui combustione dura più di 10 secondi

d2: No d0, no d1

La direttiva 89/106 sostituisce la precedente classificazione italiana stabilita con D.M. 26 giugno 1984 che individuava 5 classi di reazione: – classe 0 per i materiali incombustibili- classi 1, 2, 3, 4, 5 per i materiali combustibili in funzione della loro partecipazione alla combustione. Tutti i prodotti con marchio CE devono riportare nell’etichetta CE la classificazione secondo le Euroclassi, che viene rilasciata da laboratori autorizzati. 

RESISTENZA A COMPRESSIONE 

In meccanica la compressione è una delle sollecitazioni meccaniche elementari a cui può essere sottoposto un corpo soggetto a un sistema di forze convergenti. In una generica trave soggetta a compressione, la tensione unitaria si calcola come rapporto tra la forza di compressione applicata e la superficie unitaria, presupponendo che tutte le tensioni convergano in un unico punto, e si misura in N/mmq.

La resistenza a compressione determina la resistenza del corpo alla deformazione permanente (rottura). 

RESISTENZA A FLESSIONE 

La flessione è uno sforzo meccanico elementare a cui può essere sottoposto un corpo vincolato, che genera una sollecitazione complessa, chiamata momento flettente ed ha come conseguenza l’incurvatura del corpo stesso.

Considerata un corpo sollecitato a flessione, il sistema di forze produce delle tensioni di trazione e compressione nel corpo stesso. Se la sollecitazione è lieve, il fenomeno è facilmente reversibile, cioè smettendo di compiere lo sforzo il corpo ritorna alla situazione iniziale; se invece la sollecitazione cresce, può avvenire la rottura parziale di alcune fibre e il corpo conserva una piccola deformazione permanente.

Se la sollecitazione oltrepassa il valore critico detto punto di rottura, avviene la rottura locale del corpo che non è più in grado di resistere ad alcuna sollecitazione. La resistenza a flessione si misura in N/mmq.

RESISTENZA A FUOCO REI 

La resistenza al fuoco è la capacità di un materie da costruzione di impedire che un incendio pienamente sviluppato si propaghi da un compartimento ad un altro adiacente per un certo arco di tempo. Le proprietà che il materiale deve conservare, in tutto o in parte, sono:

R = integrità e stabilità meccanica 

E = tenuta alla fiamma: attitudine a non lasciar passare nè produrre fiamme, vapori o gas caldi sul lato opposto a quello sottoposto all’azione del fuoco

I = isolamento termico 

Il requisito REI è accompagnato da un valore che indica il tempo massimo di resistenza del materiale: un valore REI 120 significa, ad esempio, che il materiale conserva per 120 minuti tutte e tre le tre caratteristiche. Ogni elemento costruttivo o sistema, portante o separatore, contemplato dalla normativa viene sottoposto a prove realistiche in laboratorio per ottenere la Certificazione di resistenza al fuoco.

RESISTENZA CARATTERISTICA 

Si definisce resistenza caratteristica il valore di una resistenza ottenuta mediante calcoli statistici con la formula Rk= Rm-kσ

Rm è la resistenza media dei provini, ottenuta misurando sperimentalmente la resistenza (a compressione, a taglio, …) di alcuni provini; σ è lo scarto quadratico medio ottenuto dalle prove e k è un coefficiente funzione del numero delle prove eseguite. Quanto maggiore è la discordanza delle prove dal valore medio, tanto maggiore sarà l’incidenza di Kσ sulla resistenza caratteristica finale.

RESISTENZA TERMICA

La resistenza termica di un materiale rappresenta la capacità del materiale stesso di opporsi al calore che lo attraversa. Un isolante termico è caratterizzato da un’alta resistenza termica rispetto ad altri materiali come il calcestruzzo.

La resistenza termica si calcola come R=S\λ, cioè come rapporto tra S spessore e λ trasmittanza termica del materiale e si misura in W/m2K (la quantità di calore che passa attraverso 1 mq di struttura, con una differenza di 1 grado K tra esterno e interno).

RINZAFFO

Strato di aggancio realizzato mediante lancio o proiezione di materiale più morbido a coprire almeno il 60÷70% del supporto, con lo scopo di rendere più ruvida la superficie del supporto e migliorare così l’adesione dello strato successivo di materiale.

SFASAMENTO 

Lo sfasamento è l’intervallo di tempo necessario affinchè un’onda termica fluisca dall’esterno all’interno attraverso un materiale da costruzione. Quanto più alto è lo sfasamento, tanto più lento sarà l’ingresso del calore negli ambienti, soprattutto nel periodo estivo.

Un valore accettabile di sfasamento è di norma superiore alle 8 ore: il picco di calore esterno, che nel periodo estivo si registra in media alle ore 14, con uno sfasamento di almeno 8 ore, si manifesterà in modo attenuato nell’ambiente interno verso le ore 22, quando sarà mitigato dalla frescura notturna.

SILICATI DI POTASSIO – pitture e rivestimenti

Le pitture e i rivestimenti ai silicati di potassio sono prodotti vernicianti a base minerale che garantiscono una buona resistenza all’inquinamento e agli agenti chimici, ottima traspirabilità e stabilità dei colori ai raggi U.V.  I prodotti ai silicati di potassio hanno un’elevata reattività con il supporto: la reazione di silicatizzazione si realizza in due fasi distinte e permette la formazione di un corpo unico con il supporto. Nella prima fase il silicato reagisce con l’anidride carbonica consolidandosi; nella seconda fase si innesca una reazione chimica con il carbonato di calcio presente nel supporto che porta ad un’adesione allo stesso tempo chimica e fisica.

Grazie al processo di silicatizzazione, sulle superfici trattate non si verificano fenomeni di distacco e viene garantita un’ottima traspirabilità, che rende questi prodotti compatibili con l’azione deumidificante degli intonaci da risanamento.  

Saint-Gobain Weber propone WEBERCOTE SILICACOVER, la linea di pitture e rivestimenti minerali colorati ai silicati di potassio per la protezione e la decorazione di superfici interne ed esterne. Applicabili su intonaci alla calce, malte bastarde a base di calce-cemento, intonaci cementizi, trattati preventivamente con WEBER.PRIM SILICATO, promotore di silicatizzazione, che elimina le differenze di assorbimento nel supporto, consolida la superficie e innesca il processo chimico.

SILOSSANI – pitture e rivestimenti

Pitture e rivestimenti silossanici sono prodotti vernicianti a struttura mista, acrilica e silossanica. La resina silossanica ha la particolarità di non creare un film dopo l’evaporazione dell’acqua, ma di aderire direttamente al supporto attraverso dei legami chimici. La formazione di un reticolo microporoso rende la superficie impermeabile al passaggio delle molecole d’acqua, garantendo comunque la migrazione del vapore acqueo. La presenza di resine acriliche, che assicurano aderenza al supporto, resistenza agli agenti chimici e potere legante, non pregiudica la traspirabilità del prodotto.

Le pitture silossaniche mantengono i vantaggi delle pitture minerali, coniugando elevata idrorepellenza, buona traspirabilità al vapore, facilità applicativa, resistenza alle piogge acide, bassa ritenzione dello sporco. Possono essere applicate anche su supporti trattati con pitture e rivestimenti sintetici.

WEBERCOTE SILOXCOVER è la gamma silossanica proposta da Saint-Gobain Weber per la decorazione e la protezione di superfici interne ed esterne. Può essere applicata su intonaci cementizi, intonaci alla calce, malte bastarde, intonaci idrofugati, intonaci da risanamento e alleggeriti, rasanti cementizi, preventivamente trattati con WEBER.PRIM RC 14, fondo di preparazione per incrementare l’impermeabilità e consolidare il supporto.

SOLAIO COLLABORANTE

Si definiscono solai collaboranti i solai eseguiti con blocchi di classe B, aventi una zona rinforzata nella parte superiore con funzione statica in grado di sostituirsi, per conformazione e resistenza, al calcestruzzo della soletta.

I blocchi di classe B hanno una resistenza a compressione almeno doppia rispetto ai blocchi di classe A (con funzione solo di alleggerimento) e una resistenza a trazione superiore del 40%. I solai eseguiti con blocchi di questo tipo non richiedono necessariamente la soletta in calcestruzzo.

SPOLVERIO

La presenza di spolverio o parti inconsistenti su pareti e pavimenti è dovuta all’applicazione di prodotti minerali con temperature molto elevate oppure prossime allo zero. In situazioni di temperature estreme il materiale non ha la possibilità di completare il suo ciclo di presa e di indurimento e si sfalda.

STRATO D’ARIA EQUIVALENTE s (o sD)

È lo spessore di uno strato d’aria che presenta la stessa resistenza alla diffusione del vapore di uno strato di materiale. L’unità di misura è il metro (m). Lo strato d’aria equivalente è un parametro in stretta relazione con il fattore di permeabilità al vapore μ, e si ottiene moltiplicando quest’ultimo per lo spessore di un materiale edile (s): SAequiv = μ * s

Più alto è il valore sD, maggiore sarà la resistenza al passaggio del vapore del materiale. Un valore Sd di 0.02 significa che la guaina frena il passaggio del vapore come 2 cm di d’aria.

SUONO

Il suono è un’onda di pressione che si propaga in un mezzo elastico (aria, acqua, o qualsiasi mezzo nel quale esistano forze elastiche interne di richiamo) e che ha origine da una sorgente posta in vibrazione. La vibrazione (o perturbazione) parte dalla sorgente e consiste fisicamente in un’oscillazione delle particelle che si trasmette alle particelle adiacenti, in un susseguirsi di pressioni e depressioni; la vibrazione, con il suo andamento ondulatorio, si propaga nel mezzo e arriva ai ricettori. Quando queste vibrazioni raggiungono l’orecchio umano, vengono stimolati i complessi organi uditivi si genera una sensazione uditiva percepita dal cervello.

Un’onda sonora viene descritta attraverso alcuni parametri caratteristici:

Periodo (T): rappresenta il tempo impiegato da una particella del mezzo per compiere una vibrazione completa. Si misura in secondi (s).

Frequenza (f): rappresenta il numero di oscillazioni complete compiute in un secondo. Si misura in hertz (Hz). L’orecchio umano è in grado di percepire suoni con frequenza compresa tra 20 e i 20.000 Hz. Onde sonore che si propagano a frequenze più basse sono definite infrasuoni, quelle a frequenze più alte ultrasuoni.

Lunghezza d’onda (l): rappresenta la distanza percorsa dall’onda in un periodo, graficamente rappresentabile dalla distanza in metri tra due gole o creste successive.

Ampiezza (A): rappresenta la massima elongazione dell’oscillazione, cioè lo spostamento massimo delle particelle del mezzo che oscillano intorno alla posizione di equilibrio al momento del passaggio della vibrazione.

Velocità di propagazione dell’onda (c): rappresenta la velocità con la quale si propaga un fenomeno ondulatorio nel mezzo. Essa è influenzata da vari fattori, fra cui la densità del mezzo e la sua rigidità (la forza di legame tra le molecole). In genere, i materiali solidi presentano velocità di propagazione maggiori.

Il suono percepito è caratterizzato da:

ALTEZZA. Sensazione di suono acuto e grave, strettamente correlata alla frequenza di un suono: ad un aumento della frequenza di vibrazione corrisponde un aumento dell’altezza. Onde sonore di uguale ampiezza ma frequenza diversa generano suoni di diversa altezza.

INTENSITA’. Percezione di suoni deboli o forti, legata all’ampiezza di un’onda sonora: quanto più grande è l’ampiezza dell’onda, tanto maggiore è la forza con cui le particelle colpiscono gli organi uditivi e quindi l’intensità del suono percepito. L’intensità si misura in decibel (dB)

TIMBRO. Indica la qualità del suono e permette di distinguere suoni emessi da sorgenti diverse, anche se hanno la stessa frequenza e la stessa intensità.

TERRANOVA, intonaco 

Terranova è un intonaco premiscelato in polvere pigmentato brevettato in Germania nel 1896, costituito da una miscela di leganti idraulici, silicati pietrificanti e pigmenti colorati inorganici. È un prodotto che ha la capacità di indurire nella massa, grazie a delle reazioni chimiche di silicatizzazione della calce; questa caratteristica garantisce elevata idrofugazione e durabilità dell’intonaco all’azione degli agenti atmosferici e dello smog. L’aggiunta di scagliette di mica migliorano ulteriormente l’idrofugazione e la lavorabilità e conferiscono i caratteristici luccichii che sono diventati il segno di originalità di questa finitura.

Terranova è un prodotto minerale che conserva la traspirabilità e l’effetto chiaro-scuro tipici dei rivestimenti alla calce, con in più idrofugazione, stabilità dei colori ai raggi U.V., praticità d’uso ed economicità.

La società Terranova è stata acquisita nel 1993 dalla Weber&Broutin e ora fa parte del gruppo Saint-Gobain che ne detiene il brevetto. Saint-Gobain Weber ha contribuito alla conoscenza scientifica di questo materiale con un libro, “INTONACO TERRANOVA. STORIA E ATTUALITA’ DI UN MATERIALE”, curato da Valerio di Battista e Alessandra Cattanei del Politecnico di Milano. Il volume, corredato da una notevole documentazione fotografica, ricostruisce con rigore scientifico la storia, le vicende produttive, le caratteristiche dell’intonaco Terranova e di un’epoca che è stata segnata dalla presenza e dalla fortuna di questo materiale da rivestimento.

Oggi Saint-Gobain Weber ripropone la tradizione degli intonaci Terranova con WEBER.COTE CALCECOVER RF-RM, rivestimenti minerali alla calce idraulica naturale NHL in 2 granulometrie, molto traspirante, idrofugato, colorato in massa; l’effetto nuvolato durante la stesura lo rende ideale per edifici di interesse storico ed architettonico.

TIXOTROPIA

Tixotropia è la caratteristica di malte che rimangono dense e compatte fino a spessori predefiniti, grazie ad un aumento della viscosità interna e che per questo possono essere applicate in verticale senza che si produca scivolamento sul supporto e nella malta stessa.

Le malte tixotropiche vengono utilizzate per realizzare o restaurare elementi ad alto spessore, come le modanature degli edifici.

TRASMITTANZA TERMICA U

La trasmittanza (o conduttanza) termica U è una proprietà specifica di ciascun materiale e indica la quantità di calore in Watt che passa attraverso 1 mq di materiale, quando esiste tra le due superfici che lo delimitano una differenza di temperatura di 1 K (Kelvin).

La grandezza rappresenta la facilità con cui un materiale è attraversato dal calore. In particolare, minore è il valore U, minore sarà l’energia termica (calore) dispersa attraverso una parete. Superfici con bassa dispersione termica garantiscono maggiore protezione degli edifici dal freddo durante l’inverno, con un evidente risparmio energetico.

TRASPIRABILITA’

Traspirabilità è la caratteristica di un materiale che permette il passaggio di vapore acqueo attraverso di esso. Il grado di permeabilità al vapore di un materiale si misura come la quantità d’acqua, in grammi, che attraversa una superficie di 1 mq nell’arco di 24 ore (gr/mq;*h).

La grandezza può anche essere espressa attraverso un parametro a-dimensionale, μ, che indica quante volte il materiale edile è più isolante al vapore rispetto ad uno strato d’aria ferma dello stesso spessore. Se un materiale ha μ= 50 significa che forma una barriera al passaggio di vapore acqueo 50 volte superiore rispetto ad uno strato equivalente d’aria. Più grande è il parametro μ, maggiore è la resistenza alla fuoriuscita del vapore del materiale edile.

L’utilizzo di materiali altamente traspiranti è oggi un’esigenza molto sentita nel settore dell’edilizia, dagli intonaci agli isolanti, dalle coperture alla decorazione. Oltre alla gamma di intonaci deumidificanti WEBERSAN con coefficiente di permeabilità al vapore μ < 8, Saint-Gobain Weber propone la linea WEBERCALCE, intonaci, finiture e pitture alla calce idraulica naturale altamente traspiranti e compatibili con i cicli di risanamento. Nel settore delle coperture, le recenti disposizioni normative per il controllo termo-igrometrico sconsigliano l’utilizzo di freni vapore, preferendo l’azione combinata di isolante naturale (esempio, fibra di legno) e guaina traspirante, che permettono un’efficace diffusione del vapore prodotto nelle abitazioni.

UMIDITA’ DA RISALITA 

Buona parte del patrimonio edilizio italiano, specialmente edifici di vecchia realizzazione o monumenti, è interessato dal problema dell’umidità da risalita.

Nella maggioranza dei casi, l’umidità presente nella muratura proviene dal sottosuolo e per risalita capillare si infiltra lungo i pori dei materiali da costruzione. L’acqua penetra per capillarità nelle murature non impermeabilizzate o a contatto con il terreno. E’ un fenomeno facilmente riconoscibile perchè le zone interessate sono caratterizzate da una fascia più scura. L’acqua trasporta in soluzione alcuni sali e scioglie quelli presenti nella muratura. In seguito all’evaporazione, i sali si depositano nei pori all’interno della muratura. I sali, che sono fortemente igroscopici, assorbono l’umidità ambientale, cristallizzano e aumentano di volume causando, con la pressione esercitata, la rottura dell’intonaco.

UNITA’ DI MISURA 

Il Sistema Internazionale di unità di misura (SI) è il più diffuso tra i sistemi di unità di misura ed è basato su 7 unità fondamentali, con le quali vengono definite tutte le altre unità derivate.

Le 7 unità fondamentali sono:

metro (m), che esprime la lunghezza

chilogrammo (kg), che esprime la massa

secondo (s), che esprime il tempo

ampere (A), unità di misura della corrente elettrica

kelvin (K), unità di misura della temperatura termodinamica

mole (mol), che esprime la quantità di sostanza

candela (cd), che indica l’intensità luminosa

Tra le principali unità derivate, ottenute per moltiplicazione o divisione delle grandezze di base, si ricordano:

temperatura – K (Kelvin) -1°C = 274.15 K

forza – N (Newton) – forza meccanica necessaria per imprimere ad una massa di 1 kg un’accelerazione di 1m/s2 – (kg*m)/s2

lavoro ed energia – J (Joule) – lavoro sviluppato da una forza costante di 1 N che sposti una massa di 1 m (oppure energia posseduta da una massa di 2 kg che viaggia ad una velocità di 1 m/s – (kg*mq;)/s3

pressione – Pa (Pascal) – rapporto tra la pressione esercitata e la superficie – N/mq

pressione – atm (atmosfere) – pressione misurata in rapporto alla pressione atmosferica – 1 atm = 101325 Pa

radioattività – Bq (bequerel) – numero di decadimenti degli atomi radioattivi al secondo 

Le unità di misura del SI possono essere precedute da prefissi che permettono di utilizzare misure molto grandi o molto piccole. I prefissi usati più frequentemente sono:

k (chilo), che corrisponde a 1000 volte la misura

M (mega), che corrisponde a 1.000.000 di volte la misura

G (giga), che corrisponde ad 1 miliardo di volte la misura

Ad esempio, per la pressione vale la relazione: 1 MPa = 1N/mmq; = 0.000001 Pa .

V.O.C. – Contenuto di sostanze organiche volatili 

I composti organici volatili (VOC) sono una serie di sostanze in forma liquida o di vapore che hanno la proprietà di evaporare facilmente a temperatura ambiente.

I VOC sono oltre 300, tra cui: idrocarburi alifatici, terpeni, idrocarburi aromatici (benzene, toluene, stirene), idrocarburi clorinati (cloroformio, clorobenzeni), gli alcoli (etanolo, propanolo, …), esteri, chetoni e aldeide. Questi composti sono contenuti nei prodotti per la pulizia della casa,  bagni, vetri, forni, deodoranti solidi e spray, pitture, vernici, diluenti, detergenti, paste abrasive, sverniciatori, pesticidi, insetticidi, disinfettanti, colle, adesivi, prodotti per l’auto, il bricolage, prodotti per la persona, cosmetici, mobili, tessuti, materiali da costruzione, prodotti per l’ufficio (stampanti, pennarelli, correttori,..), apparecchi per riscaldamento/condizionamento, cucine, camini, emissioni industriali, di autoveicoli, fumo di tabacco e sostanze di origine animale e vegetale.

Gli effetti sulla salute umana variano a seconda del composto, della concentrazione e della durata dell’esposizione. Possono provocare effetti acuti (irritazioni agli occhi, naso e gola, mal di testa, nausea, vertigini e asma) e cronici, quali cancro, danni ai reni, al fegato e al sistema nervoso centrale.

Per ridurre l’esposizione ai VOC è importante:

  • Ridurre il numero di prodotti contenenti VOC e comunque utilizzare materiali che abbiamo un basso contenuto di composti organici volatili.
  • Ventilare adeguatamente gli ambienti, soprattutto durante le pulizie.
  • Utilizzare purificatori d’aria.
  • Evitare l’uso di deodoranti per la casa.
  • Limitare l’uso dei pesticidi.
  • Utilizzare correttamente i prodotti secondo le indicazioni riportate in etichetta.
  • Dotare gli ambienti di piante che sono in grado di ridurre le concentrazioni di VOC, come filodendro, dracena e spatifillo.

(fonti: APAT – ARPA VENETO)

In particolare, nel settore dell’edilizia, alcune sostanze organiche vengono introdotte nella formulazione e nella produzione dei prodotti vernicianti per scopi specifici, ma spesso sono presenti nelle materie prime (solventi, addensanti, bagnanti, disperdenti, antischiuma, …). I prodotti vernicianti devono rispettare i limiti imposti dalla Direttiva 2004/42/CE, che fornisce valori limite per ridurre il più possibile i fattori di inquinamento dell’aria. Dal 1 gennaio 2007 i valori di V.O.C. devono essere dichiarati sulla confezione e devono essere inferiori ai valori limite imposti dalla normativa. Questi valori subiranno una ulteriore riduzione dal 1 gennaio 2010. 

W

WECOP 

WecoP – Weber Comfort Proof è la sigla che identifica tutti i nuovi cappotti della linea Weber.therm. Tutti i sistemi sono accomunati da un requisito fondamentale: soddisfare i vincoli prestazionali dichiarati nella ETAG004.

Vengono eseguite delle prove tecniche in laboratori italiani e stranieri, in grado di misurare e verificare con assoluto rigore le prestazioni di ogni singolo elemento funzionale e il suo comportamento durante tutto il ciclo di vita. I cappotti vengono sottoposti a due tipi di cicli che simulano le sollecitazioni stagionali e giornaliere degli agenti meteorici (ciclo calore/pioggia, ciclo gelo/disgelo); al termine dei cicli di invecchiamento (che permette di valutare la durabilità nel tempo e la conservazione delle caratteristiche tecniche, il sistema viene sottoposto anche ai test di integrità, forza di adesione, resistenza all’impatto da corpo rigido e da perforazione. Al termine dei cicli di prove previsti dalla ETAG004, vengono eseguite prove ulteriori (prestazioni acustiche e resistenza ai raggi UV).

La scelta di un sistema WecoP garantisce materiali di elevata qualità, idonei all’impiego e rispondenti ad un sistema normativo con validità tecnica europea.

Chi conosce tutte le risposte non si è fatto tutte le domande. (Confucio)

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